A due anni da aggressione, Corte Penale Internazionale emetta nuove incriminazioni per Putin e catena comando russa. Ministro Nordio emani finalmente codice crimini internazionali.

Il vitale sostegno finanziario e militare che le democrazie occidentali devono assicurare all’Ucraina in questo momento estremamente difficile deve andare di pari passo con il perseguimento, da parte della giustizia internazionale, dei crimini commessi dalla Federazione Russa in Ucraina. – Lo dichiarano in una nota gli esponenti radicali Igor Boni, Giulio Manfredi e Silvja Manzi – Il 17 marzo 2023, a un anno dall’aggressione, la Corte Penale Internazionale (CPI) emise due mandati di arresto nei confronti di Vladimir Putin e di Maria Lvova-Belova (“Commissaria per i diritti dei bambini”) per il crimine di guerra di “deportazione illegale di bambini dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa”.
Oggi, a due anni dall’aggressione, riteniamo che la CPI abbia raccolto una mole di prove e testimonianze sugli altri crimini commessi da Putin in Ucraina (ogni giorno e ogni notte) tale da consentire l’emissione di nuovi capi d’accusa nei confronti non solo di Putin ma dell’Intera catena di comando russa.
Rispetto all’attuazione dello Statuto di Roma della CPI, dobbiamo purtroppo denunciare che l’Italia, a 22 anni dall’entrata in vigore dello Statuto, non ha ancora adottato il “codice dei crimini internazionali”. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva assicurato l’adozione del Codice entro fine 2023.
L’aggressione russa non solo all’Ucraina ma all’intero Occidente deve essere combattuta anche con gli strumenti del diritto internazionale, quel diritto che Vladimir Putin viola ogni giorno sia in Russia che in Ucraina.