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    Il 27 febbraio 1994, esattamente 30 anni fa, Andrea Tamburi, storico militante e dirigente del Partito Radicale, viene trovato senza vita a Mosca. Stava lottando per aprire spazi di libertà in Russia. Sulla sua morte il Cremlino non ha mai voluto fare luce.
    Il 27 febbraio 2015, esattamente 9 anni fa, uno dei principali oppositori di Vladimir Putin, Boris Nemtsov, viene assassinato a Mosca a colpi d’arma da fuoco in prossimità del Cremlino.
    Oggi, 27 febbraio 2024, da nonviolenti, da radicali, iniziamo uno sciopero della fame per chiedere che vengano revocate “per indegnità” le prestigiose onorificenze italiane conferite negli ultimi anni a numerosi gerarchi del regime russo, che ogni giorno sono complici del massacro degli ucraini nel cuore dell’Europa.
    In particolare chiediamo che venga revocata l’onorificenza al portavoce di Vladimir Putin e della Federazione Russa Dmitry Peskov che è dal 2017 “Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana”, l’onorificenza italiana più prestigiosa destinata a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari”.
    Una onorificenza che crediamo essere non solo immeritata ma che sia un insulto alla nostra democrazia dato che già allora Peskov ricopriva il suo attuale incarico e la Russia aveva da tre anni invaso l’Ucraina, occupato parte del Donbass e annesso la Crimea.
    Nel corso degli anni successivi altre onorificenze ad altri esponenti della cerchia putiniana sono state largamente elargite dai Governi via via succedutisi. Dopo il 24 febbraio 2022 – dopo l’inizio della aggressione su vasta scala dell’Ucraina – solo una parte di queste sono state revocate “per indegnità”. Non è il caso del portavoce di Putin, Peskov, che continua a fregiarsi delle insegne di Commendatore della Repubblica mentre giustifica e difende davanti al mondo intero la legittimità di una guerra criminale e terroristica che sta provocando morte e distruzione.
    Riteniamo che la mancata revoca dimostri un atteggiamento intollerabilmente equivoco da parte delle istituzioni italiane.
    Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di avviare immediatamente la procedura di revoca prevista dall’art. 5 della Legge 3 marzo 1951, n. 178. Per questo iniziamo uno sciopero della fame come strumento di dialogo con la Presidenza del Consiglio per la necessaria e urgente revoca.