Boni, Manfredi, Manzi (Europa Radicale): 25 anni fa Putin radeva al suolo la Cecenia. L’Occidente ha aperto gli occhi solo dopo il 22 febbraio 2022 ma alcuni, come Tajani, continuano a tenerli chiusi

«Esattamente 25 anni fa, preceduta da una serie di attentati dinamitardi in città russe che provocarono 293 morti (e che l’ex membro del FSB Alexander Litvinenko attribuì ai suoi ex colleghi), Vladimir Putin diede l’avvio alla seconda guerra della Federazione Russa in Cecenia. – Così in una nota i tre esponenti storici radicali Igor Boni, Giulio Manfredi e Silvja Manzi – Iniziava in questo modo la presa del potere da parte del fino ad allora sconosciuto funzionario del KGB, appena designato Primo ministro. E iniziarono allora il silenzio e la rimozione del “pericolo Putin” da parte dei governi e del sistema d’informazione e, quindi, delle opinioni pubbliche dei Paesi dell’Unione Europea, eccetto quelli che avevano già sperimentato per cinquant’anni la dittatura sovietica. Eppure la deriva autocratica del regime che stava erigendo Putin fu subito lampante.
In questo triste anniversario non possiamo non ricordare la lotta radicale contro Putin, dai tempi del segretario del Partito Radicale di allora Olivier Dupuis, con i numerosi sit-in, le interrogazioni parlamentari, gli scioperi della fame, passando per la manifestazione tenuta nel decimo anniversario della seconda aggressione alla Cecenia, il 1° settembre 1999, davanti al Consolato russo di Milano con l’esposizione del cartello: “Putin terrorista!”, fino ai giorni nostri.
C’è una persona cecena che ha rappresentato in tutti questi anni un filo rosso ininterrotto di lotta comune: Akhmed Zakayev, ministro della Cultura nel governo di Aslan Maskhadov (ultimo presidente democraticamente eletto) e attuale primo ministro in esilio della Repubblica Cecena di Ichkeria. Sono uomini come Zakayev e come le migliaia di soldati ceceni che in questo momento combattono nelle fila dell’esercito ucraino ad alimentare la speranza di una Cecenia libera dal macellaio Putin e libera dal suo compagno di merende, il dittatore ceceno Ramzan Kadyrov.
Putin e la sua cerchia non sono mai stati incriminati da nessun tribunale per lo sterminio di oltre 100.000 civili ceceni (un decimo della popolazione). Non vi fu nessuna grande manifestazione in Italia per fermare quello sterminio, nonostante fosse chiesta pubblicamente da Adriano Sofri e dai radicali – Ricordano ancora Boni, Manfredi e Manzi -. Non vi fu nessuna seria considerazione da parte né delle istituzioni europee né dei governi nazionali (in Italia Silvio Berlusconi invitava Putin nella sua villa in Sardegna) del “Piano di Pace” proposto dall’allora legittimo governo ceceno di Maskhadov che prevedeva: la fine delle ostilità, l’amministrazione controllata dell’ONU e, infine, un referendum col quale i ceceni avrebbero scelto l’indipendenza o la Russia. Il presidente Maskhadov fu isolato a livello internazionale e abbandonato al suo destino assieme al suo popolo; per gli invasori russi fu facile eliminarlo fisicamente nel 2005.
E dopo la Cecenia – senza dimenticare l’omicidio di Antonio Russo che indagava proprio sui crimini che lì si stavano commettendo – fu la volta dell’aggressione alla Georgia (2008), della prima aggressione all’Ucraina (2014), dell’intervento russo in Siria (2015), della continua minaccia alla Moldova tramite le milizie filorusse della Transnistria, dell’ipoteca sulla Belarus con l’alleanza con l’altro despota Aleksandr Lukašenka… Ciò nonostante, il silenzio e la rimozione dell’Occidente sul criminale Putin è continuato fino al 24 febbraio 2022, e per molti continua ancora oggi; basti vedere l’assurda posizione tenuta ieri dal nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani a Bruxelles, dove ha negato la possibilità per l’Ucraina di colpire le basi militari in territorio russo da cui ogni giorno partono missili e droni che colpiscono i civili in tutta l’Ucraina.
Dobbiamo invece ringraziare gli ucraini che da oltre due anni stanno difendendo la loro e la nostra libertà e – concludono i tre storici esponenti radicali – non ci stancheremo di ripetere che l’unica pace possibile dovrà necessariamente passare dall’incriminazione dell’unico responsabile di queste guerre: Vladimir Putin.»