«L’ordine di arresto emesso dal regime di Putin nei confronti dei giornalisti italiani Stefania Battistini e Simone Traini è l’ennesima dimostrazione di come tale regime consideri la libera informazione. È in atto una vera e propria persecuzione: a seguito di minacce di morte ricevute via social dai filorussi è stato attivato un servizio di protezione per i due giornalisti; la richiesta di Mosca di attivare il mandato di arresto internazionale (Red Notices) creerà loro problemi in caso di viaggi all’estero. – Così in una nota Igor Boni, Giulio Manfredi e Silvja Manzi storici esponenti radicali – Le dichiarazioni di solidarietà del ministro Tajani lasciano però il tempo che trovano. Il Governo italiano ha uno strumento tanto efficace quanto incruento per dimostrare a Putin che le sue intimidazioni sono controproducenti: revocare, finalmente, tutte le onorificenze della Repubblica Italiana concesse a personalità legate a Putin dal 2014 (prima aggressione russa in Ucraina) al 2022. Il Governo Draghi, all’indomani dell’invasione su larga scala della Russia in Ucraina, anche grazie alla nostra campagna di denuncia, aveva già revocato 14 onorificenze; ne rimangono 20, è ora di procedere, senza ulteriori indugi, con le procedure di revoca, come prescrive la legge, “per indegnità”.
Fra i medagliati russi – ricordano i tre esponenti radicali – compaiono anche l’ambasciatore russo in Italia, Aleksej Paramonov (ben due medaglie), che nel 2022 aveva attaccato pesantemente l’allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini, e Dmitry Peskov, il portavoce di Putin, che ogni giorno minaccia l’Occidente.
Ben altre sarebbero le personalità cui si potrebbero attribuire le prestigiose decorazioni al valore e al merito – concludono Boni, Manfredi e Manzi -, a partire dai due giornalisti RAI sotto attacco e dagli oppositori russi in carcere per avere manifestato contro la guerra di aggressione della Russia all’Ucraina.»
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