Respinti al mittente (Putin) il propagandista Gergiev e il sodale e complice De Luca. Vittoria della nonviolenza. E ora Bologna annulli anche il concerto di Romanovsky
Dichiarazione di Igor Boni, Marco Taradash, Silvja Manzi e Federica Valcauda:
«È una vittoria della nonviolenza. Abbiamo annunciato per primi e da subito che saremmo stati a manifestare a Caserta, fuori ma soprattutto dentro la Reggia, contro il propagandista russo, sostenitore esplicito e da decenni dei crimini infami del capo del Cremlino e del suo regime imperialista. È inammissibile che si inviti in Italia un personaggio ritenuto non grato in tutti i teatri occidentali proprio in virtù del suo rivendicare e celebrare, in ogni occasione utile, l’invasione su larga scala dei russi in Ucraina, l’ultima volta proprio pochi giorni fa al Bolshoi a Mosca. La guerra ibrida del Cremlino è fatta di propaganda e di false notizie sponsorizzate a suon di milioni di rubli sui social e da esponenti amici del regime che giornalmente occupano la nostra informazione. Anche artisti come Gergiev rappresentano un pezzo fondamentale della propaganda di Mosca che cerca, soprattutto in Italia che è il ventre molle d’Europa, di insinuarsi, di farsi accreditare, di recuperare consenso. Oggi per noi è una vittoria, non di Europa Radicale ma dell’Italia che ha compreso quel che c’è in gioco: il futuro delle democrazie e dello Stato di diritto che devono respingere l’attacco concentrico delle dittature, delle oligarchie, delle teocrazie. Respingiamo al mittente le accuse di censura. La guerra russa all’Ucraina è guerra all’Europa, ed è per questo che i cantori di chi ci ha dichiarato guerra non possono trovare un pulpito da noi.
Un ultimo pensiero per il famigerato presidente campano De Luca che, dopo aver contribuito in questi ultimi giorni ad alimentare disinformazione e falsi storici sulla Russia e l’Ucraina, incassa la prima sonora meritata sconfitta perché oltre ad avere respinto al mittente (Putin) il propagandista Gergiev abbiamo anche respinto il sodale e complice De Luca.
Ma la longa manus di Putin è ancora attiva. Chiederemo nei prossimi giorni a Matteo Lepore, sindaco di Bologna, di annullare il concerto del pro-putin Alexander Romanovsky, che suonò davanti alle macerie del Teatro di Mariupol dove avevano trovato la morte per mano dei russi centinaia di persone lì rifugiate.»