Il Governo Meloni doveva convocare entro 2024 settima conferenza nazionale. Invece lo farà a ridosso elezioni politiche per strumentalizzare al massimo l’evento
Dichiarazione di Giulio Manfredi e Federica Valcauda:
L’art. 1, comma 15, del DPR n. 309/1990 prevede che “Ogni tre anni, il Presidente del Consiglio dei Ministri, nella sua qualità di Presidente del Comitato nazionale di coordinamento per l’azione antidroga, convoca una conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope alla quale invita soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza. Le conclusioni di tali conferenze sono comunicate al Parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall’esperienza applicativa”.
L’ultima Conferenza nazionale, la Sesta, si tenne a Genova nel novembre 2021 (governo Draghi). Il governo Meloni, che considera la “guerra alla droga” uno dei elementi del suo core business, non ha rispettato una semplice ed inequivocabile norma della legge proibizionista che ha sempre rivendicato.
Non basta: se si consulta il Bilancio di previsione della Presidenza del Consiglio dei Ministri (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 17 gennaio scorso), si può constatare che nel programma del “Centro di Responsabilità 14 – Politiche Antidroga” è previsto uno stanziamento di 126.126 euro per il triennio 2025/2027 per la “Realizzazione della VII Conferenza Nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope” (Allegato, Sezione II, pag. 186).
È evidente la volontà del sottosegretario Mantovano di tenere in stand by la Conferenza nazionale per organizzarla solo quando farà comodo al governo, ossia poco prima delle prossime elezioni politiche, per strumentalizzare al massimo l’evento.
Intanto, nelle carceri, nelle strade, sulle automobili, continua implacabile la guerra fallimentare del governo non alla “droga” bensì ai consumatori di sostanze rese illegali dal regime proibizionista.