Governo revochi onorificenze a uomini di Putin; Salvini revochi accordo con partito di Putin
Gli esponenti radicali Igor Boni, Giulio Manfredi e Silvja Manzi hanno dichiarato:
“Abbiamo richiesto inutilmente fino all’ultimo al ministro Tajani di attivare la nostra ambasciata a Mosca (quella stessa ambasciata che dal 2014 al 2021 ha contribuito a fare assegnare 33 onorificenze a uomini di Putin) per verificare e monitorare le condizioni di salute e di detenzione di Aleksei Navalny; condizioni di detenzione rese sempre più insostenibili da Putin, fino al raggiungimento dell’obiettivo finale.
Ora che Putin ha commesso l’ennesimo crimine – sbarazzandosi dell’unico oppositore in grado ancora di mobilitare i cittadini russi durante la sedicente “campagna elettorale” per le sedicenti “elezioni presidenziali” di marzo – non deve esserci più spazio in Italia per zone d’ombra, ipocrisie o, peggio, complicità nei confronti del Cremlino.
Il governo italiano revochi subito le 18 onorificenze ancora vigenti ai russi, a partire da quelle del portavoce di Putin (Dmitry Peskov) e dell’ambasciatore russo in Italia (Aleksej Paramonov).
Il vice premier Matteo Salvini revochi formalmente l’accordo di collaborazione da lui firmato a Mosca il 6 marzo 2017 con il partito personale di Putin, Russia Unita.
Solo così eviteremo di versare lacrime di coccodrillo sull’omicidio di Aleksei Navalny e potremo ricordare degnamente, fra una settimana, il secondo anniversario della seconda aggressione russa all’Ucraina.”