Le elezioni politiche del 26 ottobre in Georgia rappresentano uno spartiacque tra la possibilità di approdare pienamente alla democrazia o, viceversa, divenire un satellite del Cremlino, precipitando in una deriva autocratica.

L’8 agosto 2008 l’esercito della Federazione Russa invadeva il territorio della Georgia, con il pretesto di intervenire in difesa dei separatisti dell’Abcasia e dell’Ossezia del Sud. Dopo la guerra, la Russia ha continuato a occupare l’Abcasia e l’Ossezia del Sud in violazione dell’accordo di cessate il fuoco del 12 agosto 2008. Tutto questo senza che né l’Unione Europea né gli Stati Uniti adottassero alcuna sanzione nei confronti della Federazione Russa. Nel 2021, la Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che la Russia mantiene il “controllo diretto” sulle regioni separatiste ed è responsabile delle gravi violazioni dei diritti umani che lì si verificano.
Nell’ottobre 2012 il partito “Sogno georgiano” del magnate Bidzina Ivanishvili – il cui patrimonio, accumulato in Russia, è stimato in 4,8 miliardi di dollari, equivalente a quasi un terzo del PIL georgiano – è salito al potere e mira a rimanerci fino al 2036 (come Vladimir Putin).
La firma dell’Accordo di associazione tra l’Unione europea e la Georgia nel 2014 e l’ottenimento dell’esenzione dal visto per l’ingresso nell’Ue e nei Paesi della zona Schengen nel 2017 hanno creato l’ingannevole percezione che Bidzina Ivanishvili e il suo “Sogno georgiano” siano filoccidentali. Al contrario, negli ultimi anni vi è stato in Georgia un progressivo svuotamento delle istituzioni democratiche: secondo l’ultimo Indice della libertà di stampa (World Press Freedom Index), la Georgia è scesa dal 61° posto del 2018 al 103°. Nell’Indice di percezione della corruzione (Corruption Perception Index), la Georgia è scesa dal 41° posto del 2018 al 53° del 2023. L’Indice di democrazia (Democracy Index) elaborato dall’Economist Intelligence Unit classifica ora la Georgia come un regime ibrido, con un punteggio che è sceso da 5,5 nel 2018 a 5,2 nel 2023.
Ispirandosi alla cosiddetta “legge sugli agenti stranieri” di Mosca, “Sogno georgiano” ha approvato un provvedimento analogo nella primavera del 2024, a pochi mesi dalle elezioni politiche fissate per il prossimo 26 ottobre. L’approvazione della legge – nonostante gli avvertimenti dell’Occidente che una tale decisione avrebbe posto fine al processo di adesione della Georgia all’Ue – dimostra la volontà di “Sogno georgiano” di barattare le aspirazioni europeiste per mantenere il potere.
Facendo leva sul trauma della guerra del 2008, “Sogno georgiano” presenta le imminenti elezioni come una scelta tra pace e guerra, con il messaggio della pace opposto all’integrazione nell’Ue. Con grande ipocrisia, “Sogno georgiano” etichetta l’Occidente come il partito della guerra globale che spinge la Georgia ad aprire un secondo fronte contro la Russia e nello stesso tempo promette di garantire l’adesione della Georgia all’Ue entro il 2030. Non basta: nei suoi comizi elettorali “Sogno georgiano” ha ribadito più volte la volontà di rendere fuorilegge il “Movimento nazionale collettivo”, come viene definita l’opposizione del principale partito di opposizione e dei suoi alleati. Questa “collettività” è accusata di essere manipolata dall’estero e di aver causato la guerra con la Russia nel 2008. Le accuse infondate e pretestuose di “Sogno georgiano” sono state immediatamente fatte proprie dalla Federazione Russa; si tratta dello stesso stravolgimento delle responsabilità applicato da Vladimir Putin al conflitto in Ucraina: una mano straniera che spinge agenti locali ad attaccare la Russia, che è costretta a difendersi.
Ricordiamo, infine, che l’esponente politico più conosciuto e popolare dell’opposizione georgiana, Mikheil Saakashvili (ex presidente della Georgia) è sotto processo e detenuto in carcere esattamente da tre anni, in un contesto che ricorda drammaticamente quello in cui è deceduto il dissidente russo Aleksei Navalny.
Date queste premesse, risulta evidente che le prossime elezioni politiche del 26 ottobre rappresentano un appuntamento cruciale per porre fine a 12 anni di potere sempre più incontrollato di “Sogno georgiano” e della sua “eminenza grigia”, Bidzina Ivanishvili, sulle istituzioni della Georgia e per impedire che diventi un protettorato della Russia interrompendo il cammino verso l’Unione Europea come auspicato dalla stragrande maggioranza dei georgiani.
Il popolo georgiano e, soprattutto, le forze di opposizione al regime strisciante di Tbilisi non possono e non devono più essere lasciati soli dall’Unione Europea, come sostanzialmente è accaduto dal 2008 a oggi.
Per tutte queste ragioni, è opportuno e necessario che i mezzi di informazione forniscano notizie accurate e costanti sulla campagna elettorale in corso in Georgia in vista delle elezioni politiche del 26 ottobre 2024. Ci associamo, infine, alla richiesta del Parlamento Europeo (Risoluzione del 9 ottobre 2014 – Il regresso democratico e le minacce al pluralismo politico in Georgia) di rilasciare immediatamente e senza condizioni l’ex presidente Mikheil Saakashvili per motivi umanitari, affinché possa ricevere cure mediche all’estero.

La foto in copertina è tratta da Eunews