Il XXII Congresso di Radicali Italiani riunito in Seconda Sessione il 27 e 28 gennaio 2024 a
Roma

RICORDA

Il Compagno Roberto Cicciomessere, esempio di rigore nella prassi della nonviolenza radicale,
di ciò che lo studio e l’approfondimento significano nel solco del conoscere per deliberare e per
aver rappresentato per generazioni di radicali un punto di riferimento sempre disponibile
all’ascolto e al confronto anche nei toni più aspri ma sempre volti al riconoscimento
dell’interlocutore, alla sua dignità e alla libertà che lo contraddistinguono, al di là dell’età o della
appartenenza politica, in quel solco pienamente radicale che riempie lo scambio dialettico di
sostanza politica e di profonda umanità.

RINGRAZIA

I Compagni e le Compagne che in quest’anno politico hanno animato il denso e interessante
dibattito dei Tavoli Tematici della Primavera Radicale, esitati non solo nella scrittura delle
Proposte di Legge di iniziativa popolare confluite nella campagna “Falla Fuori”, ma in un proficuo
scambio di conoscenze e competenze tra generazioni diverse di militanti, animati dal medesimo
spirito e dalla stessa volontà di acquisire conoscenze per agire sul presente in modo radicale;

I Compagni e le Compagne che hanno organizzato tavoli di raccolta firme in tutta Italia per
la campagna “Falla Fuori”, portando sui territori quella visione di Italia nuova, radicale, su temi
cruciali quali Ambiente, Economia, Diritti;

I Compagni e le Compagne che hanno pensato e realizzato le visite presso gli istituti penitenziari
sull’intero territorio nazionale, nell’ambito della iniziativa “Devi Vedere”, e i cittadini e le
cittadine che vi hanno partecipato, toccando con mano la cruda realtà del sistema carcerario
italiano. Nello stesso solco di attenzione e sensibilità al tema carcerario, i Compagni e le
Compagne che hanno aderito al grande Satyagraha 2024, lanciato da Nessuno Tocchi Caino, e

in particolare da Rita Bernardini e il deputato Roberto Giachetti, in sciopero della fame
dalla mezzanotte del 22 gennaio;

I Compagni e le Compagne che con impegno e dedizione hanno dato corpo alla vita
democratica candidandosi alle competizioni regionali di Lazio e Lombardia, impegnandosi
in una campagna elettorale difficile, esitata nell’affluenza alle urne più bassa mai registrata e senza
alcuno spazio concesso realmente dai mezzi di informazione del Regime. Nello stesso ambito,
ringraziamo tutti i militanti e le militanti per il sostegno dato alla candidatura di Marco
Cappato alle elezioni suppletive del Senato, che come Movimento abbiamo appoggiato
convinti che la voce radicale nelle Istituzioni, a qualunque livello, sia garanzia della tutela dello
Stato di Diritto e via per dare vita e tutelare i Diritti di tutte e tutti;

I Compagni e le Compagne che si sono impegnati nelle iniziative legate al sostegno al popolo
iraniano, in particolare alle donne, colpite da un regime autoritario e liberticida che si configura
come una vera e propria dittatura oppressiva. In particolare, ricordiamo i prigionieri politici e le
prigioniere politiche sulle cui condizioni detentive i e le militanti radicali svolgono un’attenta
azione di denuncia e monitoraggio, nell’ambito della iniziativa che prevede l’adozione di un
prigioniero o di una prigioniera dell’Iran da parte delle associazioni territoriali radicali;

I Compagni e le Compagne che hanno pensato, realizzato e animato gli incontri nell’ambito della
iniziativa “Strumenti Radicali”, che ha contribuito a mantenere vivo l’interesse e il dibattito
interno non solo sulla storia e sulla tradizione del metodo radicale ma su come questo
concretamente si declina e si dipana oggi in ogni ambito politico, sociale, civile e ci veda impegnati
come uomini e donne, militanti, radicali;

Le 45 realtà associative e partitiche aderenti alla rete creatasi in 3 anni intorno alla campagna
Libera di abortire, le 40 mila sottoscrizioni all’appello al Ministero della Salute, i centinaia
di donatori e le 16 mila sottoscrizioni in calce alla proposta d’iniziativa popolare promossa

nell’ultimo anno, nonché tutte le realtà associative territoriali attivatesi in eventi e tavoli di raccolta
firme a suo sostegno. Il Congresso ribadisce il sostegno all’azione civile che Francesca Tolino,
Francesco Mingiardi e Simone Sapienza con la consulenza legale di Giulia Crivellini,
stanno tutt’ora portando avanti al Tribunale di Roma sulla vicenda del cimitero dei feti
presso il cimitero Flaminio di Roma. Grazie alla scelta di Francesca Tolino di trasformare
insieme ai Radicali la sua esperienza in battaglia processuale e politica, dall’inizio del processo,
Roma Capitale ha adottato un nuovo regolamento cimiteriale che chiarisce responsabilità e prassi
che rispettano la libertà di scelta delle delle persone che ricorrono all’aborto e a conferma delle
violazioni denunciate e il Garante della privacy nel Giugno 2023 ha sanzionato Ama e Roma
Capitale per un totale di 425mila euro per aver diffuso e non difeso la riservatezza dei dati delle
persone che avevano abortito ponendo i loro nomi su croci esposte pubblicamente.

I 636 iscritti e iscritte, le 23.650 persone che hanno scelto Radicali italiani nella propria
dichiarazione dei redditi e tutti i sostenitori e le sostenitrici che in questi mesi hanno consentito
il raggiungimento di un autofinanziamento complessivo di quasi 650.000 euro, rendendo
così sostenibili le iniziative politiche di quest!anno politico;

PREMESSO CHE

Per Radicali Italiani è giunto il momento di ripensare a fondo il proprio ruolo e la propria
funzione nel panorama politico italiano e internazionale: lo richiedono imperiosamente le
trasformazioni profondissime che hanno conosciuto sia la scena italiana che quella globale, e
anche, per quel che le riguarda, le forze radicali.
È indispensabile, per comprendere il nostro oggi, riflettere sulla storia da cui veniamo. Un
carattere essenziale e fondante del modo d’essere dei Radicali è stata sempre la capacità di cogliere
in modo originale, non conformista rispetto ai modi di pensare prevalenti fra le forze politiche
maggiori, dati di fondo della realtà sociale e politica; come anche la capacità di modificare via via le
analisi con il mutare del contesto, e di conseguenza, quando occorreva, modificare grandi progetti
politici di prospettiva generale. Le iniziative e battaglie politiche dei Radicali sono, dunque,

sempre state ispirate a questi progetti generali, e funzionali ad essi. Così fu per il divorzio e poi per
l’aborto, battaglie impostate nell’ottica di una alternativa laica e di sinistra alla Democrazia
Cristiana. Così fu, venuta meno l’ipotesi dell’alternativa dato il prevalere delle logiche
consociative, per le battaglie antipartitocratiche, per quella contro lo sterminio per fame, per
quella mirante alla riforma “anglosassone” del sistema italiano, per la creazione del Partito
Transnazionale, e per tutte le altre grandi campagne politiche che, tra importanti successi, ma
anche sconfitte, Pannella e i Radicali seppero condurre lungo i decenni.
Con la scomparsa di Marco Pannella e della sua leadership, la cosiddetta galassia radicale si è divisa
e frammentata – pur senza abbandonare, in nessuna delle sue separate articolazioni, la fedeltà alla
propria tradizione. A perdersi non è stata solo la forza che ai radicali era derivata dal convergere
unitario delle diverse energie e iniziative: le singole battaglie, pur di rilevante o magari
rilevantissima importanza in sé, sono rimaste “settoriali”, circoscritte a una questione, o a un
tema, o a un ambito sociale. Hanno perso, cioè, il carattere di momenti o strumenti di un disegno
politico di insieme, che non è più esistito come tale. Quella che non ha saputo rinnovarsi è stata la
capacità, che un tempo aveva contraddistinto i radicali, di cogliere via via prontamente, con
originalità di analisi, i dati nuovi della realtà, magari anche profondamente diversi, di individuarne
i nodi essenziali; e a partire da una tale valutazione complessiva, non soggiacendo al “senso
comune” politico, ma neppure ai propri riflessi consolidati, definire nuovi obiettivi chiave, tali da
poter sperare di raccogliere su di essi consensi così consistenti da rendere non irragionevole la
possibilità di successo (“puntare sul possibile, non sul probabile”). Vero che questa mancanza di
un disegno complessivo di governo contraddistingue ormai tutte le forze politiche, tanto da essere
divenuta una caratteristica di fondo della vita italiana, con esiti di degrado che sono sotto gli occhi
di tutti. Ma se una simile carenza può essere “compensata”, in partiti di altro genere o natura, dalla
possibilità o capacità di competere al fine di ottenere voti e gestire quote di potere, ciò non vale
per noi radicali. Se non altro, le nostre dimensioni sono tali che se limitassimo il nostro
agire alla mera gara per acquisire consensi saremmo condannati alla irrilevanza.
Non abbiamo alternativa: perché la minoranza radicale abbia un senso occorre ritrovare
la capacità di ingaggiare battaglie che esprimano e incarnino grandi idee e progetti, tali

che grandi forze possano almeno in parte condividere e convergere su di essi. Solo così tornerà ad
avere un senso e una funzione una forza radicale.

CONSIDERATO CHE

Il panorama internazionale davanti al quale ci troviamo è sconvolto da conflitti e profonde crisi
sociali e politiche che stanno attraversando non solo l’Europa, ma globalmente mettono in crisi i
principi sui cui fondano le liberaldemocrazie e le socialdemocrazie, per come fino a oggi le
abbiamo conosciute.
In tal senso, l’orizzonte delle elezioni presidenziali USA offre un quadro che non può venire
sottovalutato: la temibile ascesa di Donald Trump disegna l’orizzonte di una forza come quella
statunitense pronta a farsi nuovamente isolazionista, chiusa entro confini ristretti e asfittici, in una
realtà che è invece sempre più globale e multipolare; la Cina che trova spazi sempre più ampi di
manovra e ingerenza politica, veicolate soprattutto da strategie di aggressione economica ai Paesi
non solo occidentali ma anche del Continente africano; il rafforzamento di movimenti di
estrema destra, conservatori e xenofobi – proprio come accade in Germania, dove il partito
AfD, che non manca di fomentare sentimenti antisemiti, islamofobi e neonazisti, vede in netta
ascesa le dimensioni del consenso, tanto da risultare, alle ultime elezioni statali di ottobre, terzo in
Baviera con il 14,6% e addirittura secondo in Assia con il 18,4%.
Se gli USA rinunciassero al ruolo che è stato il loro di pilastro, puntello e scudo protettore
dell!Occidente, il quadro che ne risulterebbe sarebbe quello non solo di una crisi democratica, ma
della vera e propria fine dell’Occidente: è necessario scongiurare un tale esito come unica via per
non cadere sotto il giogo russo o cinese, per dissuadere gli Stati autoritari dall!attaccare l!uno o
l!altro dei Paesi europei.
Quanto accade in alcuni Paesi dell!Africa, dal Niger al Mali, dal Burkina Faso al Sudan, è esempio
chiaro di quanto l!influenza russa abbatta e distrugga i possibili embrioni di Democrazia che pure
cercano di affacciarsi in quei contesti; ciò che accade in tutto il Nordafrica, dalla Tunisia,
all!Egitto, alla Libia, dimostra quanto democrazia, Stato di Diritto, libertà civili ed economiche,
emancipazione e autodeterminazione delle donne, siano elementi essenziali e passaggi nodali per

garantire crescita e prosperità alle popolazioni di quei Paesi, dimostrando quanto i piani siano
embricati e come in quei territori, attraverso politiche anche culturali che promuovano scelte
procreative libere e responsabili, la riduzione del tasso di natalità vada a braccetto con la crescita
economica e democratica.
Il conflitto che da due anni sconvolge l’Ucraina è al centro della riflessione e dell’azione
politica di Radicali Italiani, ma da molto prima che la Federazione Russa invadesse esplicitamente
i confini territoriali ucraini: l’aggressione russa è punto chiave ed elemento sostanziale dell’attacco
al mondo liberale, libero e democratico che Putin porta avanti da più di vent’anni, configurandosi
come scontro tra culture politiche opposte, che non può sollevare dubbi sul fronte a sostegno di
chi schierarsi. L’attacco scatenato dall’esercito di Putin ai danni dell’Ucraina il 24 febbraio 2022 è
stato anche il tentativo di legittimare il concetto di guerra su territorio europeo, atto a cui la
Federazione Russa non si aspettava una tale risposta, anche in termini di resistenza del popolo
ucraino che non si piega, e di un’Europa che a più voci e concretamente si è schierata accanto agli
aggrediti e contro l’aggressore: la guerra di Putin è un attacco aperto alle democrazie liberali in una
Europa che conosce la pace da 80 anni, e non vi possono essere dubbi sulla necessità di continuare
a sostenere l’Ucraina.
Dal 7 ottobre 2023 il Medioriente è nuovamente sconvolto dal conflitto tra lo Stato di Israele e
l’organizzazione terroristica Hamas che si consuma sulla striscia di Gaza: a quel brutale attacco,
Israele ha risposto scatenando una guerra che sta massicciamente e gravemente colpendo la
popolazione palestinese, stretta nel giogo del controllo del territorio da parte dei terroristi islamici
di Hamas e dalle politiche autoritarie, illiberali e demagogiche di Benjamin Netanyahu, ormai
leader consumato dalle sue stesse contraddizioni e che perde consensi e appoggio, soprattutto
popolare, anche dalle famiglie che hanno subito la perdita di parenti e amici durante gli attacchi
del 7 ottobre o che hanno visto alcuni dei loro familiari tra le persone rapite, e a ora non ancora
rilasciate, da Hamas. A fronte di tale situazione politica e di guerra, la via della pace non può che
darsi a fronte del pieno riconoscimento degli intenti genocidari – e dunque non solo delle
modalità terroristiche – del gruppo fondamentalista islamico Hamas, che sostiene e alimenta,
avendo nella sua carta fondamentale l’obiettivo della distruzione dello Stato di Israele e dello

sterminio degli ebrei, il crescente e dilagante antisemitismo e antisionismo: una vera pace sarà
possibile solo a fronte di un passo indietro di Netanyahu e della condanna decisa da parte di tutta
la comunità internazionale della natura terroristica e antisemita di Hamas.
La crisi, anche di legittimità, delle Istituzioni Internazionali, prima tra tutte l!Organizzazione
delle Nazioni Unite, organo la cui debolezza è sancita eclatantemente anche dalle decisioni
sorprendenti che sono state prese negli ultimi anni, come l’assegnazione di ruoli cruciali al Qatar
per i diritti sul lavoro e addirittura all’Iran per i diritti umani, oltre che alla presidenza russa del
Consiglio di Sicurezza, il che appare alquanto grottesco. La più grande intuizione diplomatica e di
pace degli uomini e dei popoli usciti dalle devastazioni del Secondo conflitto mondiale, oggi è una
Organizzazione che di fondo ha fallito, in primo luogo perché ha tradito i suoi stessi principi
fondativi, consentendo ancora oggi alla Russia di sedere nel Consiglio di Sicurezza, a fronte degli
spregiudicati attacchi all’integrità nazionale del territorio ucraino e delle politiche espansioniste e
aggressive incarnate da Putin in questi ultimi 20 anni, e vedendo la composizione della Assemblea
Generale il prevalere, numericamente, Stati autoritari o totalitari.
Nel contesto nazionale ci troviamo difronte a uno scontro, anche qui, senza precedenti: non la
contrapposizione, fisiologica, tra una visione democratico-progressista e una liberal conservatrice,
ma quella tra due opposti populismi, uno sovranista-nazional-autoritario e l!altro
demagogico-manettaro. Il populismo sovranista-nazional-autoritario da un lato, sostenuto da
coloro che propugnano una difesa ferrea della sovranità nazionale e politiche autoritarie come
risposta alle sfide globali, mentre dall’altro la demagogia manettara di movimenti che fanno leva su
una retorica vuota che intercetta paure e debolezze degli italiani e delle italiane, senza proporre
alcuna visione politica concreta e valida, con leader che promettono soluzioni semplicistiche,
demagogiche e populiste, a problemi complessi.
E al centro di questo scontro, una opposizione che vorrebbe dirsi non populista, con una leader
che a ora non si è dimostrata in grado di sostenere la rivoluzione profonda del Partito
Democratico che pure sarebbe necessario vedere attuata e sulla quale lei stessa si era candidata alla
Segreteria, nell’ottica di una ripresa delle istanze sociali, civili, economiche nel verso di una sinistra
sì storicamente connotata in tal senso, ma volta al futuro e alle istanze che dall’Europa arrivano,

anche in termini di difesa dei diritti, anche quei diritti che mettono così in crisi il dibattito interno
nel Partito Democratico, contraddistinto da spinte non laiche e non esplicitamente, seppur tali,
conservatrici.
Il Governo della Presidente Giorgia Meloni, con la sua apparente apertura a istanze europeiste e
progressiste, è in realtà contenitore e attuatore di una linea ultraproibizionista e antilibertaria:
politiche che non promuovono la crescita del Paese ma che perseverano nell’aumentare le discrasie
sociali ed economiche tra le fasce di popolazione; che limitano le libertà di autodeterminazione dei
corpi e le scelte individuali in ogni ambito di vita, comprese le scelte che hanno a che fare con
l’eutanasia e la libertà di scegliere come accedere alle cure e come sospenderle, se si connotano
come palliative o addirittura prefigurando un accanimento doloroso e inaccettabile; politiche che
si dimostrano gravemente ingerenti nelle vite dei cittadini e delle cittadine e che riducono gli spazi
di confronto democratico e di aggregazione, limitando le espressioni plurali e pluraliste degli
individui. A questo si associa la tendenza giustizialista che il Ministro Nordio dimostra e che è lo
specchio di come questa destra abbia in spregio le politiche liberali e garantiste: aumentano i reati,
si inaspriscono le pene, diminuiscono le garanzie. La connivenza opaca del Presidente del
Consiglio con Orban e quella di Salvini con Putin, sancita dal patto di cooperazione tra Lega e
Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, non possono che porci in aperta critica con questo
Governo e non possono che esitare in una necessità fondamentale: la formazione di una grande
forza democratica liberale, federalista, in Italia, che deve essere sentita come urgenza anche in
riferimento alla crisi dei partiti nella forma in cui fin’ora li abbiamo conosciuti.
In tale contesto è fondamentale riaffermare l’importanza della battaglia per il diritto all’aborto
come centrale per il riconoscimento della cittadinanza di tutte e tutti, in uno stato laico che
garantisce i principi fondamentali di giustizia riproduttiva. È in tal senso che non si può mancare
di denunciare come nel 2023 al sabotaggio del diritto all’aborto in sede locale e regionale, si è
aggiunto – tramite legge d’iniziativa popolare promossa da realtà identificatesi come “a tutela della
vita” – il tentativo volto a costringere la persona gestante ad ascoltare il battito cardiaco del feto
come precondizione necessaria all’aborto. Un nulla osta violento, istituzionalizzato, incastrato nel
quadro normativo della legge 194/1978 e mascherato dietro la pretesa volontà di tutelare la

maggiore consapevolezza della donna nell’interrompere una gravidanza, che farà il suo ingresso
alla Camera dei deputati con 100 mila firme raccolte. E mentre il Parlamento francese si appresta a
tutelare il diritto all’aborto inserendolo in Costituzione, in Italia il Popolo della Famiglia
sostenuto da partiti ed esponenti del governo e della maggioranza – come dimostrato in ultimo nel
convegno organizzato di recente dalla Lega alla Camera – ha lanciato un’ulteriore proposta di legge
di iniziativa popolare per il riconoscimento del diritto universale alla vita, declinato ad arte per
abbracciare anche il riconoscimento giuridico del nascituro. Una strategia che mira a porre l’Italia
nel solco dei paesi dove la nuova destra conservatrice e reazionaria risponde alla domanda di
sicurezza sociale dei cittadini con la necessità di difendere l’identità tradizionale erigendo a cardine
della sua propaganda temi come l’aborto, la natalità, la presunta sostituzione etnica e l’identità di
genere.

VISTO CHE

In tale contesto è sempre più evidente come il ruolo di Radicali Italiani si profili come quello
di muovere energie, stimolare convergenze in Italia perché forze significative insieme operino
perché in tempi brevi dall!Italia parta una forte iniziativa politica per dare concretezza al progetto
che porti verso la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa;
La battaglia per gli Stati Uniti d!Europa, la cui costruzione è in prospettiva condizione primaria
per la tutela della democrazia liberale anche in Italia, è oggi quella centrale e decisiva entro cui
debbono essere inquadrare le lotte che da sempre nel nostro Paese i radicali conducono per
difendere e promuovere i diritti della persona tutelati dalla supremazia della legge, e che
intendono continuare a condurre per far crescere e prosperare la democrazia liberale in Italia

TUTTO CIO’ PREMESSO

Radicali Italiani sceglie di voler essere un motore di elaborazione e di iniziativa politica in vista
degli Stati Uniti d’Europa: un grande progetto europeo che veda l’Italia – come fu per la moratoria
sulla pena di morte e sulla Corte Penale Internazionale – farsi promotrice e garante dell’impegno

dei Governi europei per la concretizzazione del progetto federalista. E perché, insieme, si trovino
forze politiche europee anche non italiane, che in modo coordinato agiscano in questa direzione,
si rende necessario pensare uno strumento politico che potrebbe declinarsi come movimento
transeuropeo, facendo tesoro delle esperienze partitica transnazionale.
La battaglia per gli Stati Uniti d!Europa, la cui costruzione è in prospettiva condizione primaria
per la tutela della democrazia liberale anche in Italia, è oggi quella centrale e decisiva entro cui
debbono essere inquadrare le lotte che da sempre nel nostro Paese i radicali conducono per
difendere e promuovere i diritti della persona tutelati dalla supremazia della legge, e che
intendono continuare a condurre.
Ritenendo centrale una riflessione sulla natura della forma partito e sulla reale attuazione delle
istanze democratiche dentro e attraverso i partiti;
Venuta meno la possibilità per Radicali Italiani di accedere ad uno strumento quale è Radio
Radicale, che ha avuto anche una funzione formativa per generazioni di radicali, si vede la
necessità di pensare strumenti di altra natura che peraltro abbiano anche la funzione di stimolare
consensi nell!opinione pubblica, stimolando una riflessione allargata e coinvolgente la
cittadinanza sulla prospettiva europea.

RILEVA CHE

In questo quadro è necessario rilanciare e proseguire la battaglia a sostegno dell’Ucraina, per
noi Radicali continuazione di quella ventennale per contrastare le guerre nazionaliste, imperialiste
e militariste di Putin, e momento essenziale per difendere l!Europa della democrazia che lo stesso
mira ad abbattere. In tal senso, si inseriscono perfettamente le iniziative che gli organi dirigenti
hanno messo in campo, tra le quali ricordiamo la grande manifestazione del 24 febbraio 2023, a
un anno dall’inizio del conflitto, davanti all’Ambasciata Russa a Roma; l’iniziativa a Kyiv il 25
Aprile 2023, accanto agli uomini e alle donne che incarnano la resistenza ucraina; il presidio del 7
ottobre 2023 davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aja, per chiedervi l’incriminazione di
Putin per crimini di guerra; la mobilitazione a Modena il 20 gennaio 2024 sulla propaganda e la

disinformazione, vere e proprie armi della guerra ibrida che Putin sta conducendo anche nel
nostro Paese.
Altrettanto impegno va messo per promuovere pace e libertà nel e dal Medio Oriente, pace e
libertà negate dall!offensiva bellica scatenata dal fondamentalismo totalitario islamico di Hamas e
alleati. Occorre farsi promotori di un appello a tutti coloro che vogliono la pace perché inducano
Hamas a rinunciare ai suoi obiettivi genocidari e antisemiti, rendendo così possibile che Israele
rinunci all!azione bellica.
È necessario non sottovalutare la centralità del valore politico insito nelle singole proposte di legge
che hanno contraddistinto la campagna di raccolta firme, frutto del lungo lavoro di confronto e
scrittura della primavera radicale, sottolineando come Radicali Italiani sia stato l!unico partito
politico in Italia a produrre un simile lavoro di “istruttoria legislativa democratica”.

IL CONGRESSO

per preservare la specificità radicale, decide di promuovere una revisione dello Statuto del
Movimento, mirando per quanto possibile a un ritorno ai principi dello Statuto del Partito
Radicale del 1967, a partire da quello essenziale del ruolo dell!autofinanziamento, mediante il
carattere impegnativo delle quote di iscrizione, segno ed espressione della serietà dell!assunzione di
responsabilità politica da parte dei militanti.
Pertanto, dà mandato agli organi dirigenti di presentare entro il secondo Comitato ordinario, per
la ratifica, una proposta complessiva di modifica statutaria contenente i seguenti punti
inderogabili:
1) congresso biennale per la votazione delle proposte di mozioni generali, per il rinnovo delle
cariche apicali e per la votazione del Comitato nazionale, con diritto di elettorato attivo e
passivo per coloro che hanno completato, con versamento dell’intera quota, l!iscrizione
biennale; da tenersi, salvo casi eccezionali, in presenza.
2) congresso annuale per il rinnovo del Comitato nazionale, per la votazione di una mozione di
indirizzo di metà mandato e per la presentazione e votazione delle mozioni particolari e

Raccomandazioni, con diritto di elettorato attivo e passivo per coloro che sono iscritti
all!anno in corso.
3) È ineleggibile alla carica di Segretario, Tesoriere, Presidente e membro del Comitato nazionale
chi ricopre ruoli dirigenziali o altrimenti remunerati o afferibili a impegni legati a movimenti
e organizzazioni iscritti al Registro Nazionale dei partiti politici.

Dando atto al Segretario Massimiliano Iervolino di aver inviato il 9 Maggio 2023, nella Giornata
dell’Europa, ai Segretari di partito delle forze liberali europeiste e progressiste una proposta volta a
sollecitare la formazione di una alleanza di partiti in vista delle europee 2024 sotto il comune
auspicio degli Stati Uniti d’Europa, impegna gli organi dirigenti:
1) Durante la campagna elettorale per le Europee di giugno, a sostenere candidati di partiti che
condividono la stessa visione federalista dell’Europa che vogliamo: verso gli Stati Uniti
d’Europa.
2) A organizzare appuntamenti con questi movimenti politici, volti a costruire iniziative
politiche su:
– questioni chiave, come l!occupazione e il lavoro, i diritti civili e sociali, le misure di protezione
sociale e il contrasto alla povertà, la ricerca scientifica e la tutela dell!ambiente. In tal senso, gli
organi dirigenti si impegnano a proporre per la via parlamentare le Pdl presentate durante lo
scorso anno politico, e che hanno impegnato il partito nella raccolta firme, non mancando di
proporre anche le Pdl risultate dai lavori dei tavoli Antiproibizionismo, Laicità e Democrazia.
– antiproibizionismo, declinato nel suo senso più ampio, e dunque non solo legato alle
populistiche norme ora vigenti, anche in campo internazionale, su cannabis e altre sostanze, ma
anche circa il proibizionismo che questo Governo esprime sull’autodeterminazione delle
proprie scelte: sul fine vita, sui diritti riproduttivi, sui corpi.

3) A proseguire le iniziative che in questi ultimi due anni, a partire dalla invasione su larga scala
della Federazione Russa in Ucraina, hanno visto il Movimento impegnato nelle iniziative
comprese nella campagna “Russia libera da Putin. Ucraina nell!Unione Europea!”, come la

revoca delle vergognose onorificenze ad appartenenti alla nomenclatura del Cremlino e l’iniziativa
Putin all’Aja.

4) A proseguire la campagna “Devi Vedere”, che ha portato centinaia di cittadini e cittadine a
visitare i luoghi di detenzione in Italia, strumento di conoscenza essenziale a comprendere in
prima persona la complessa realtà carceraria del nostro Paese e quanto sia necessario il
superamento dello strumento carcere.

5) Chiede ai responsabili del movimento di continuare a sostenere la campagna Libera di
abortire, di cui Radicali italiani è stato il principale promotore della rete di associazioni e
movimenti che ne costituiscono il coordinamento, avviando una riflessione comune con gli
aderenti alla campagna sul mancato raggiungimento dell’obiettivo delle 50mila firme necessarie
alla presentazione in Parlamento della proposta di legge popolare. Viene ribadita la necessità di
continuare a valorizzare ciò che è stato realizzato finora proponendo iniziative di rilancio e
ulteriore allargamento della rete e delle iniziative, volte da una parte a monitorare e denunciare gli
attacchi che a tutti i livelli istituzionali arrivano all’effettivo esercizio del diritto all’aborto in Italia,
che si trasformano spesso in storie traumatiche, tortuose e profondamente aliene ai connotati di
uno stato di diritto, che devono essere accolte e raccontate perché l’opinione pubblica deve
conoscere; dall’altra ad imporre al dibattito, anche interno al fronte progressista e laico, la necessità
di non restare meramente a difesa del compromesso trovato 40 anni fa in fase di formulazione
della legge 194, da sempre ritenuta dai Radicali non sufficiente per le sue problematicità e zone
d’ombra che oggi ancora di più dimostra ed offre ai tentativi di chi vuole rimuovere le libertà civili
raggiunte.

6) A sviluppare interlocuzioni parlamentari per realizzare una riforma che dia attuazione
effettiva all’articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna dei partiti politici,
prevedendo anche le modalità attraverso cui i cittadini siano messi in condizione di verificare la
rispondenza delle attività svolte dal partito alle loro aspettative e alle loro esigenze; disciplinando la

possibilità per gli iscritti, anche il singolo iscritto, di adire il giudice in caso di lamentata lesione di
diritti inviolabili non coperti dalla tutela statutaria prevista dall!art. 49 Cost, garantendo
effettivamente tutti gli iscritti e le minoranze.

7) Si impegna a investire nella veste grafica degli strumenti di comunicazione a disposizione del
Partito.

8) Stabilisce in 100 euro la quota minima di iscrizione, invitando coloro che si sono già iscritti in
anni passati al Movimento a raddoppiare da subito la quota.

Roma, 28.01.2024

Massimiliano Iervolino
Giulia Crivellini
Igor Boni
Lorenzo Strik Lievers
Silvja Manzi
Dario Boilini
Alessandro Capriccioli
Oreste Gallo
Vittoria Costanza Alessandra Loffi
Giulio Manfredi
Luca Marola
Alessandro Massari
Massimiliano Melley
Federica Oneda
Chiara Squarcione
Federica Valcauda