Scritto da Giulio Manfredi, Silvja Manzi e Igor Boni per Strade – Il magazine
L’attacco subito dal presidente Sergio Mattarella da parte del Cremlino ha visto una reazione pressoché unanime da parte della politica italiana che ne ha difeso la figura e le parole. Questo lascerebbe supporre una altrettanto unanime posizione nel contrastare la Russia di Vladimir Putin nella sua guerra contro l’Occidente. Così purtroppo non pare. Eppure sarebbe utile che alle parole di sdegno del Governo e dei partiti di opposizione seguissero fatti e atti concreti.
Ancora. Le recenti convulse vicende legate alla liberazione da parte del Governo italiano del ricercato dalla Corte Penale Internazionale Nijeem Osama Almasri dovrebbero servire a riportare all’ordine del giorno la predisposizione di una adeguata strumentazione giuridica da parte dello Stato italiano in materia di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Vediamo, quindi, quali possono essere due azioni da parte del Governo, anche di semplice e rapida attuazione.
Il primo caso è davvero incredibile. Chi scrive ha più volte e direttamente sollecitato questo Governo a revocare le immeritate onorificenze ancora appuntate sul petto degli amici di Putin, tra cui il suo portavoce Dmitry Peskov e l’ambasciatore in Italia Aleksej Paramonov, con un appello sostenuto da decine di personalità che ancora attendono una risposta. Gli insulti all’Italia, persino al suo Presidente, da parte di questi ceffi e criminali sono all’ordine del giorno, e non riusciamo a togliere le massime onorificenze che, incautamente, gli abbiamo concesso?
Altrettanto concreta è la questione che poniamo al ministro Carlo Nordio: che fine ha fatto il disegno di legge per l’adozione del Codice dei crimini internazionali?
Nel 1998 l’Italia ha ospitato nella sua capitale e presieduto con un suo autorevole giurista, il professor Giovanni Conso, la conferenza istitutiva della Corte Penale Internazionale che ha adottato il cosiddetto “Statuto di Roma”. Siamo stati fra i primi Paesi a ratificarlo e lo Statuto è entrato in vigore il 1° luglio 2002. Nessuno però dei governi succedutisi da allora si è posto l’obiettivo di predisporre, presentare e far approvare dal Parlamento un “Codice dei crimini internazionali” che adempisse al fondamentale “principio di complementarietà” della giurisdizione della Corte penale internazionale rispetto a quella nazionale dello Stato contraente, previsto dallo Statuto (artt. 1 e 17).
Solo dopo la seconda aggressione della Russia all’Ucraina (24 febbraio 2022) l’allora governo Draghi, in particolare la ministra della Giustizia Marta Cartabia, ritenne giunta l’ora di porsi tale obiettivo. La Commissione per elaborare un progetto di Codice dei Crimini internazionali fu istituita con d. m. 22 marzo 2022. Tenne la sua prima riunione il 31 marzo 2022 e altre due l’11 e il 24 maggio 2022. Dando dimostrazione di una efficienza ed efficacia encomiabili, già il 31 maggio 2022 i presidenti della Commissione, i professori Francesco Palazzo e Fausto Pocar, licenziavano il progetto di Codice dei Crimini internazionali, corredato dalla relazione illustrativa.
Il progetto di Codice elaborato dalla commissione Palazzo-Pocar disciplina in modo organico il genocidio (attualmente punito dalla Legge n. 962/1967), i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e il crimine di aggressione, sul modello del codice dei crimini internazionali tedesco. Tutti i crimini previsti sono dichiarati “imprescrittibili” ed è recepito il principio della giurisdizione universale. È stabilita, infatti, la punibilità secondo la legge italiana anche dello straniero che abbia commesso questi crimini all’estero, purché si trovi in territorio italiano. Solo per il crimine di aggressione è necessaria la richiesta del Ministro della giustizia.
Dunque, nell’estate del 2022 si erano create tutte le condizioni affinché il Governo presentasse in Parlamento un disegno di legge di adozione del Codice per una sua rapida approvazione. Così non fu. Assistemmo, innanzitutto, alla caduta del governo Draghi con le successive elezioni politiche che portarono al potere Giorgia Meloni.
L’attuale ministro della Giustizia, Carlo Nordio, fece pubbliche dichiarazioni incoraggianti. Il 29 novembre 2022, a margine della riunione dei Ministri della Giustizia dei Paesi del G7 a Berlino, a una domanda dei giornalisti sull’adozione del Codice, Nordio affermò: “stiamo lavorando alacremente al Ministero, siamo in dirittura d’arrivo”. Quattro mesi dopo, il 17 marzo 2023, il Ministero della Giustizia informava che: “su proposta del ministro della Giustizia il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge per l’introduzione di un codice dei crimini internazionali, per dare attuazione agli obblighi assunti con lo Statuto di Roma istitutivo della Corte Penale internazionale. L’Italia introduce in particolare il crimine di aggressione ed estende i crimini di guerra. Inoltre, amplia universalmente la sua giurisdizione penale, perseguendo i crimini ovunque commessi, se l’autore si trova stabilmente in territorio dello Stato. Il Cdm ha deciso di approfondire, ai fini dell’elaborazione di un ulteriore ddl, i temi inerenti ai crimini contro l’umanità”.
Nostra traduzione del lessico ministeriale: con una decisione inaspettata il Consiglio dei ministri decise di rinviare a un ulteriore approfondimento la disciplina inerente ai crimini contro l’umanità, sollevando motivate critiche da parte di molti studiosi della materia.
Il problema, giuridico e politico, è che quel disegno di legge è diventato come la mitica araba fenice: che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa. A quasi 23 anni dall’entrata in vigore dello Statuto di Roma, il tema dell’adozione di un “Codice dei crimini internazionali” coeso ed esaustivo (come era quello predisposto dalla “Commissione Palazzo-Pocar”) è sparito dall’agenda non solo del Ministro della Giustizia, non solo del Governo ma anche di tutti i partiti politici, nessuno escluso. Ne parliamo da tempo, inascoltati, solo noi di Europa Radicale.
Abbiamo ascoltato in Parlamento il ministro Nordio fare le pulci alla Corte Penale Internazionale sul contenuto del mandato di arresto di Almasri, esulando patentemente dalle sue prerogative. Pensando a quel Codice che il Ministro tiene nei cassetti da quasi due anni, non possiamo non recuperare e dedicare al Guardasigilli questo celebre passo del Vangelo: “Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (Matteo, 7, 1-5).