di Rossella Gigli

Lo scorso 4 marzo 2024 ha segnato un momento storico, per la Francia, poiché il paese è diventato il primo al mondo a inserire il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza nella propria Costituzione. Solo 4 giorni dopo, l’8 marzo – Giornata internazionale della donna – i cittadini e le cittadine irlandesi hanno invece respinto al mittente un Referendum proposto dal Governo locale per introdurre nella Costituzione due emendamenti relativi alla definizione di famiglia e al ruolo della donna.
La Costituzione irlandese – scritta nel 1937 – risente ancora dell’epoca in cui venne concepita: alla donna viene riservato un ruolo circoscritto, collegato al focolare domestico. Uno degli articoli più antiquati, il 41.2 – oggetto di uno dei quesiti referendari – viene definito spregiativamente “donne a casa” (“women in the home”). Prevede infatti che lo Stato debba “sforzarsi di assicurare (endeavour to ensure) che le madri non siano costrette dalla necessità economica a impegnarsi nel lavoro a scapito dei loro compiti nella casa”.
La nuova formulazione proposta dal governo avrebbe modificato questo articolo della Costituzione introducendo un sostegno da parte dello Stato (“shall strive”) per “la prestazione di assistenza reciproca dei membri di una famiglia in ragione dei vincoli esistenti tra di loro”. Tuttavia, la studiosa di diritto Laura Cahillane era intervenuta per sottolineare come la sostituzione di strive a endeavour (il termine usato nel 41.2) non sarebbe bastata a rendere davvero efficace l’impegno dello Stato, trovando insoddisfacente la formulazione proposta dal governo agli irlandesi.
In Irlanda c’è la possibilità di dare voce alla popolazione grazie alle assemblee dei cittadini e alle reti di partecipazione pubblica. Già nel 2022, l’Assemblea civica sull’uguaglianza di genere aveva proposto una formulazione diversa per gli emendamenti in Costituzione: suggeriva di inserire che lo Stato fosse obbligato a intraprendere ragionevoli misure (obliged to take reasonable measures) a sostenere le persone per “il supporto (che forniscono) all’interno della casa e nella comunità”, piuttosto che introdurre un sostegno solo alle cure parentali. Ciò avrebbe comportato un impegno effettivo dello Stato, non simbolico, in sostegno all’attività di cura, non più delegata soltanto alle donne e non più circoscritta solo all’ambito domestico.
Purtroppo questa proposta di riformulazione non è stata presa in considerazione dai proponenti e gli irlandesi hanno bocciato il referendum, manifestando così anche un aperto dissenso nei confronti di una linea governativa poco coraggiosa e scarsamente incisiva per rimettere la donna al centro di una più opportuna politica di rimozione del gender gap.

Fonti:
Dr Laura Cahillane quoted in The Irish Times
Varadkar says O’Gorman doesn’t need to resign over referendum result
O’Gorman says he is ‘extremely disappointed’ by anticipated No/No referendums outcome
Analysis: Six reasons why the government is facing down the ballot of a big No-No