di Marco Giordani

L’intervista di Gentiloni al Corriere ha destato surreale attenzione dalla politica italiana per la rivelazione che i fondi PNRR furono decisi da ben precisi parametri (“algoritmo” è cosa diversa); “surreale” perché è cosa che ogni persona ragionevole poteva supporre.
Questa rivelazione ha nascosto invece la denuncia di cosa Gentiloni trovi surreale e cioè l’attenzione al tema della “attuazione della fase finale del Green Deal, che i popolari cercheranno di presentare in campagna elettorale come il Green Deal di Frans Timmermans, ma che in realtà è quello di Ursula von der Leyen. Il suo partito vorrebbe fare marcia indietro. Trovo surreale che di questi temi non si parli neanche per sbaglio.”
Però non è che non se ne parli, perché è da mesi che la destra parla di “ideologia” riferendosi al Green Deal, a proposito di ogni proposta o regolamento europeo, che sia su “Case Green”, su imballaggi, sui motori elettrici, sul “Ripristino Ambientale”. Su quest’ultimo, alla conferenza programmatica di FDI, il Sen. Castelli commissario per le aree terremotate, è giunto a sostenere – ripreso abbondantemente dalle agenzie – che “l’Aquila Reale volteggia sul Piano di Castelluccio di Norcia perché l’uomo, sotto, coltiva la lenticchia”.
Surreale è invece che non se ne discuta fuori della destra. Non se ne discute ma se ne “dichiara”: Matteo Renzi in diverse interviste sulla sua candidatura europea ha dichiarato (Il Messaggero – 25 Aprile, La Stampa – 1° Maggio) che “Ursula [..] ha contribuito a distruggere intere filiere dell’economia europea, in nome dell’ideologia e non dell’ambiente”.
Non è che ognuno dei componenti del Green Deal sia scritto sulla pietra; certo diversi aspetti vanno chiariti, registrati, finanziati ma diverso è invocare l’“ideologia”, scimmiottando la destra negazionista.
Più equilibrata è la posizione di Azione: “molti obiettivi in esso contenuti non sono materialmente raggiungibili e alcune delle normative approvate (es. Case Green) risultano insostenibili finanziariamente.”
La posizione di Matteo Renzi si riflette purtroppo anche nel Documento Programmatico della lista Stati Uniti d’Europa, che sul tema (11° su 12) della “sostenibilità ambientale ed economica” inizia con la premessa che “la tutela dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico devono essere uno degli obiettivi dell’Unione” ma poi dedicando il resto dello spazio alla (necessaria, certo) “ragionevolezza”.
Non è che questa sia l’unica contraddizione interna ad una lista che è di scopo (basterebbe citare le posizioni sul conflitto Russo-Ucraino del secondo capolista Librandi – certamente minoritarie ed ininfluenti) tuttavia è importante, per chi abbia l’obiettivo della tutela dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico, capire quale sarà la posizione degli eletti liberali, forza di cerniera delle possibili future alleanze europee, una volta in Parlamento Europeo.