Boni: Aderiamo convintamente alla manifestazione “Due popoli, due Stati, un destino” con lo spirito con cui abbiamo da mesi lanciato l’iniziativa “Offensiva di pace”, perché la pace (non la tregua!) passa dalla completa marginalizzazione dei terroristi di Hamas e delle frange estremiste in Israele
A seguire il documento di adesione inviato dal coordinatore nazionale di Europa Radicale, Igor Boni, agli organizzatori – Azione e Italia Viva – della manifestazione “Due popoli, due Stati, un destino”, prevista per il prossimo venerdì 6 giugno a Milano, alle 18:00, al Teatro Parenti
«La situazione umanitaria a Gaza è tragica e ancora più tragico, sia per gli israeliani che per i palestinesi, è il disegno della destra suprematista, che tira i fili del Governo Netanyahu, di trasformare una guerra di difesa non solo legittima, ma “sacrosanta” contro il terrorismo di Hamas e per la liberazione degli ostaggi in una strategia di occupazione, ricolonizzazione e, in prospettiva, di annessione di Gaza e della Cisgiordania, nonché di trasferimento forzato della popolazione palestinese.
Altrettanto tragica e foriera di conseguenze disastrose è la strumentalizzazione della crisi umanitaria a Gaza in funzione anti-israeliana, quando non direttamente antisemita, e della denuncia delle responsabilità del Governo di Netanyahu come contestazione di Israele, della sua legittimità e della sua stessa esistenza, fino a considerare Hamas e il terrorismo islamista come uno scandalo da addebitare allo Stato ebraico e come una conseguenza delle sue colpe.
Con questa consapevolezza aderiamo convintamente alla manifestazione “Due popoli, due Stati, un destino”, convocata a Milano il prossimo 6 giugno da Azione e Italia Viva. Aderiamo con lo stesso spirito con cui Edith Bruck ha invitato inutilmente la sinistra a sfilare il 7 giugno con le bandiere israeliane accanto a quelle palestinesi e con la chiarezza di una posizione pro libertà e pro democrazia per tutti, israeliani e palestinesi.
Come Europa Radicale abbiamo da mesi lanciato l’iniziativa “Offensiva di pace” per chiedere innanzitutto alla comunità internazionale e alle opinioni pubbliche occidentali di farsi portatrici di una proposta che dica chiaramente e senza ambiguità che la pace (non la tregua!) passa dalla completa marginalizzazione dei terroristi di Hamas, che hanno come obiettivo la distruzione di Israele e la repressione violenta del dissenso interno, e delle frange estremiste e intolleranti in Israele dove Netanyahu utilizza la guerra anche per conservare il proprio potere.
Dalla unione delle piazze che contestano Netanyahu e di quelle eroiche a Gaza che condannano Hamas passa il futuro di convivenza di due popoli e due democrazie che non può che derivare da un reciproco riconoscimento. La guerra a Gaza deve finire, ma perché finisca davvero bisogna eliminare le condizioni per cui possa avvenire un altro 7 ottobre. Free Gaza from Hamas. Sì a due popoli, due Stati e due democrazie. No a qualunque retorica contro “l’entità sionista” e per la liberazione della Palestina “from the river to the sea”. No a una piazza, come sarà quella del 7 giugno, in cui non si sentirebbero a casa e sarebbero da alcuni anche contestati i milioni di cittadini israeliani che contrastano la politica di Netanyahu e della destra messianica, ma pretendono l’eliminazione di Hamas, la sicurezza di Israele e la difesa degli ebrei da un antisemitismo risorto dalle viscere della storia europea e occidentale e considerato anch’esso un effetto collaterale delle colpe di Israele.»