Boni: “L’Italia non ha una legge per proteggere i propri suoli, siamo senza rete ma ci lanciamo nel vuoto”

I dati pubblicati da ISPRA nella relazione annuale del 2025 sul consumo di suolo non lasciano scampo, non consentono dubbi. Eccoli in estrema sintesi:

·        Nel solo 2024, quasi 84 km² di territorio sono stati trasformati in aree artificiali, si tratta di un incremento del 15,6% rispetto al 2023.

·        Il ritmo del consumo di suolo in Italia è di 2,7 m² al secondo, pari a quasi 230.000 m² al giorno.

·        In Europa il suolo consumato fino a oggi rappresenta il 4,4% ma in Italia abbiamo raggiunto il 7,17% di territorio ormai perduto, un dato molto più grave di quel che sembra dato che il consumo di suolo è concentrato sulle terre più produttive di pianura.

·        Le regioni con maggiore consumo di suolo sono Lombardia (12,22%), Veneto (11,86%) e Campania (10,61%).

·        Nel 2024 le perdite di suolo più rilevanti si sono registrate in Emilia-Romagna (1.013 ettari distrutti), Lombardia (834 ettari), Puglia (818 ettari), Sicilia (799 ettari) e Lazio (785 ettari).

·        Per quanto riguarda le province è quella di Monza e Brianza la pecora nera, dato che circa il 41% del territorio provinciale è stato impermeabilizzato.

·        I valori più alti di nuovo consumo di suolo comunale riguardano Tarquinia (provincia di Viterbo, con più di 150 ettari distrutti), Uta (Cagliari, 148 ettari) e Montalto di Castro (Viterbo, 140 ettari).

·        Nelle aree definite “a pericolosità idraulica media” sono stati consumati 1.303 ettari.

·        Nelle aree a pericolosità di frana 608 ettari sono stati consumati.

·        Come scrive ISPRA nelle proprie conclusioni “I costi del consumo di suolo, dovuti alla perdita di servizi ecosistemici, variano da un minimo di 8,66 a un massimo di 10,59 miliardi di euro persi ogni anno a causa del consumo di suolo avvenuto tra il 2006 e il 2024”.

Dichiarazione di Igor Boni (Coordinatore di Europa Radicale):

“Nel nostro Paese registriamo nel 2024 un incremento del consumo di suolo rispetto agli anni precedenti; altro che inversione di rotta. La degradazione e l’eliminazione dei nostri suoli migliori galoppa mentre la politica zoppica, incespica, cade, si disinteressa del tema. Eppure non ci sono dubbi rispetto alla gravità del fenomeno e malgrado questo siamo uno dei pochi paesi della UE che non ha alcuna normativa nazionale che definisca e protegga i propri suoli. Siamo senza rete ma ci lanciamo nel vuoto. Nessuna legge, nessuna tutela. Eppure a livello europeo i danni economici registrati sono immensi, circa 10 miliardi all’anno per la perdita delle funzioni fornite dai suoli alla collettività, a ciascuno di noi.

Proponiamo al Parlamento e al Governo di dare priorità a questa emergenza ambientale e di aprire una fase di lavoro che porti entro la fine della legislatura all’approvazione di un testo che deve vedere uno stretto legame tra il suolo consumato e il costo da risarcire alla collettività e avere come capisaldi il prioritario riutilizzo di aree già cementificate e degradate e l’individuazione delle aree a rischio per ogni minaccia e l’attuazione di piani di intervento. Le normative sull’aria e sull’acqua hanno migliorato la situazione nei decenni di applicazione; sul suolo al contrario l’assenza di norme provoca un continuo espandersi della distruzione di questa risorsa naturale malgrado vi sia un decremento della popolazione, provocando un aumento incredibile del consumo di suolo pro-capite.

Ridurre il consumo di suolo fa bene alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, riduce il dissesto idrogeologico e l’inquinamento dell’acqua, rallenta il degrado del territorio, del paesaggio e dell’ecosistema, protegge la biodiversità. Proteggere i nostri suoli e ridurre il consumo di suolo fa bene alle nostre tasche”.