Quasi 200.000 persone hanno marciato a Budapest, secondo gli organizzatori, un’affluenza senza precedenti per la marcia del Pride ungherese, nonostante il divieto imposto dal Primo Ministro nazionalista Viktor Orbán.
La nostra strada verso Budapest è iniziata il 22 marzo, con le manifestazioni davanti al Consolato d’Ungheria e Milano, e non finirà nemmeno dopo il Pride di oggi.
“Oggi eravamo a Budapest come cittadini europei perché l’Europa, e dunque anche l’Ungheria, è la nostra casa comune. E siamo qui perché i diritti umani non conoscono confini. I diritti umani preesistono al diritto positivo e sono più legittimi di qualsiasi governo: la libertà, anche quella sessuale, è più antica della legge. Il divieto del Pride da parte del governo Orbán rappresenta un attacco ai valori fondanti dell’Europa. Se lo ricordino tutti, anche chi in Italia guarda con simpatia a questi metodi autoritari ed antistorici.
Ci aspettano battaglie dure, ma siamo pronti. Perché sappiamo che vinceremo: la libertà degli individui è più forte del potere di chi opprime; l’amore è più forte dell’odio. La storia è – e sarà – dalla nostra parte.
Torneremo in Italia con l consapevolezza che non lasceremo da sola la comunità lgbtqia+ ungherese, e insisteremo affinchè Giorgia Meloni condanni la legge Orbàn in sede Europea” dicono Federica Valcauda e Chiara Squarcione di Europa Radicale, Claudio Uberti e Nicola Bertoglio di Certi Diritti.