Scenari e prospettive d’azione radicale
Sabato 13 aprile 2024 – dalle ore 14 alle ore 20 – diretta streaming YouTube e Facebook

Una doverosa premessa
La nostra ambizione è quella di aprire uno spazio di riflessione che possa portare ciascuno di noi, come singoli e come gruppo, a costruire iniziative capaci di percorrere quel millimetro al giorno nella direzione giusta, che per decenni ha caratterizzato la politica radicale.
Vogliamo coinvolgere in questo percorso di elaborazione radicali appartenenti a qualsiasi organizzazione derivante da quella che fu la cosiddetta galassia, radicali senza casa ma anche non radicali che siano interessati a concepire insieme a noi un agire adeguato ai tempi.
“Pensiero radicale” e “azione radicale”. È questo il nostro obiettivo.
Il primo passo che proponiamo è realizzare una serie di momenti di riflessione di natura seminariale, da accompagnare – per quanto possibile – ad azioni politiche.
Non siamo qui a impegnare il nostro tempo per dar vita a un nuovo partito, vogliamo costruire e offrire semmai un luogo di riflessione e di elaborazione, per cominciare a sperimentare una nuova azione politica di segno radicale, concepita a misura dei tempi così profondamente mutati da quelli in cui l’impostazione politica radicale “tradizionale” era stata concepita e condotta.
Alcune domande non solo sono opportune ma sono necessarie: È ancora utile che i radicali si organizzino in un partito? non è mai stata una scelta scontata, non lo deve essere nemmeno ora.

Verso il primo seminario del 13 aprile
Ogni giorno assistiamo a nuove crepe nella diga democratica. Feroci dittature, Stati totalitari, organizzazioni terroristiche lanciano l’attacco alle istituzioni democratiche, alle libertà, allo Stato di Diritto. Gli Stati democratici proseguono nell’illusione di autosufficienza illudendosi di poter fare fronte, da soli, alle nuove sfide, molto più gravose rispetto al passato. Non meno grave il malcontento dei cittadini, spesso alimentato da una propaganda che soffia sulle disparità sociali (economiche e culturali), che arriva a prefigurare una sorta di rivolta antidemocratica.
Dopo la caduta del Muro di Berlino e la speranza di un progresso globale, i fatti non hanno confermato gli auspici. L’aumento degli scambi commerciali globali e una maggiore distribuzione della ricchezza tra i Continenti non sono stati sufficienti e, oggi, le democrazie pagano uno scollamento tra elettori ed eletti che non ha paragoni con la storia recente.
Lo stesso sviluppo dell’ICT, e dei social media, che molti aspetti positivi hanno dimostrato – si pensi solo alla enorme mole di dati condivisibili per usi ludici, sociali, sanitari, scientifici, economici, politici, per scambiare conoscenza e acquisire maggiore consapevolezza -, sono però poi divenuti anche strumenti di divisione delle società, in moltiplicatori di incomunicabilità, in fonti di propalazione di fake news, in strumenti per indirizzare gli esiti delle elezioni. In un rischio per le democrazie e la pace.
Le analisi che i Radicali nelle loro molteplici forme hanno saputo elaborare negli ultimi 60 anni sono ancora valide? Occorrono nuovi elementi di riflessione? Vi sono nuovi e più efficaci percorsi da intraprendere a livello nazionale e sovranazionale? Queste sono alcune delle domande che abbiamo sul tavolo.
Questo primo seminario ha l’obiettivo di tentare una analisi che, partendo dai tanti scenari di guerra e di crisi in atto e da quelli che potrebbero aprirsi presto, sappia fornire elementi di riflessione utili per costruire un comune agire. Un ulteriore obiettivo è quello di tentare di comprendere quali riforme, innovazioni politiche e culturali, possano o debbano essere inserite nei nostri attuali imperfetti sistemi democratici per renderli più solidi, capaci di rispondere efficacemente alla alleanza dei totalitarismi. Non possiamo nascondere le responsabilità che le stesse democrazie hanno avuto in questo processo di degradazione.
La sfida più grande è individuare strade concrete, politiche, per raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo. Un solo caso su tutti: gli Stati Uniti d’Europa. Questa è esigenza di cui ormai molti parlano dopo decenni nei quali eravamo quasi soli a evocarli. Di fatto, però, nessuno indica strategie e tattiche per arrivarci. Come si riuscirà a creare in tanti Stati, contemporaneamente, maggioranze e governi che convergano sulla scelta di cedere sovranità alla federazione europea? Il quesito a oggi resta inevaso.
Proveremo a dare un contributo di riflessione e di possibile azione, insieme anche a personalità esterne al mondo radicale, seguendo le parole che Gianfranco Spadaccia ci ha lasciato nelle ultime righe del suo libro «Il Partito Radicale» dove auspicava la nascita di “una nuova resistenza che bisogna opporre al nuovo nazionalismo, al preteso sovranismo, al populismo: una resistenza che è necessario organizzare e promuovere con intransigenza anche se può apparire impopolare“.