Giulio Manfredi e Federica Valcauda (Europa Radicale):

La gestione del “caso Almasri” da parte del governo Meloni testimonia la totale insofferenza e indifferenza dell’esecutivo ad ogni regola scritta, ad ogni impegno di leale collaborazione con gli istituti della giustizia internazionale. Ricordiamolo: ai sensi degli articoli 86 e seguenti dello Statuto della Corte Penale Internazionale (CPI) – ratificato dal Parlamento italiano con lege 12 luglio 1999, n. 232 ed entrato in vigore il 1° luglio 2002 – esiste un obbligo giuridico dello Stato italiano a cooperare con la CPI, attuando i suoi mandati di arresto, visto che la CPI non ha organi deputati all’esecuzione degli stessi ma deve giocoforza fare affidamento su quelli dei singoli Stati firmatari dello Statuto.
Risulta anche finalmente evidente come mai il ministro Nordio non abbia ancora emanato il “Codice dei crimini internazionali”, il cui testo era stato predisposto dal governo Draghi, grazie al lavoro della “Commissione Palazzo-Pocar” (vedi link in calce). Il governo Meloni non vuole essere intralciato da nessun “laccio” giuridico, da nessuna disposizione normativa che intralci la sua libera contrattazione con le bande libiche che gestiscono il commercio di migranti. E’ questo lo scheletro nell’armadio del governo Meloni (diciamolo: anche dei governi precedenti a partire dal famigerato “Memorandum di intesa tra Italia e Libia” firmato a Roma il 2 Febbraio 2017 dall’allora ministro Marco Minniti).
Servirebbe un dibattito parlamentare senza ipocrisie e reticenze sulla gestione politica dei rapporti fra Italia e bande libiche; invece, il governo Meloni non ha il coraggio di affrontare tale dibattito e si rifugia nelle disquisizioni da Azzeccagarbugli per giustificare una sua iniziativa che appare ed è ingiustificabile: la liberazione di un ricercato dalla Corte Penale Internazionale, di cui la stessa CPI aveva richiesto formalmente all’Italia l’arresto e la successiva consegna all’Aja.
Sembra che solo noi di “Europa radicale” ci siamo accorti del grave e inammissibile ritardo del ministro Nordio nell’adozione del “Codice dei crimini internazionali”; rivolgiamo un appello ai partiti, ai parlamentari, agli organi di informazione affinché il dibattito sul “caso Almasri” serva almeno a fare venire fuori la questione della mancata adozione di un Codice che il Guardasigilli, intervenendo in Parlamento nel gennaio 2023, aveva promesso di emanare entro il dicembre 2023.

“Relazione finale” e “Progetto Codice” (31 maggio 022):
https://www.giustizia.it/cmsresources/cms/documents/commissione_PALAZZO_POCAR_relazione_finale_31mag22.pdf
https://www.giustizia.it/cmsresources/cms/documents/commissione_PALAZZO_POCAR_articolato_31mag22.pdf