Igor Boni, Giulio Manfredi e Silvja Manzi (Europa Radicale):
Dove é finito il Codice dei crimini internazionali predisposto tre anni fa dal governo Draghi?
La vergognosa gestione del “caso Almasri” da parte del governo italiano è solo l’ultimo atto di un costante boicottaggio delle attività della Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aja da parte del governo di Giorgia Meloni. Ricordiamo che il ministro degli Esteri Tajani che dichiara che “la CPI non è il Verbo” è lo stesso che solo una settimana fa si era inventato una “immunità per i capi di Stato” che non è assolutamente prevista dallo Statuto della Corte Penale Internazionale.
Ma il fato tanto più eclatante quanto più rimosso alla conoscenza dei cittadini italiani è la vicenda della redazione ed emanazione del “Codice dei Crimini Internazionali”, per dare finalmente attuazione allo Statuto della CPI, a quasi 23 anni dalla sua entrata in vigore (1° luglio 2022). Su iniziativa della ministra della Giustizia del Governo Draghi, Marta Cartabia, nel marzo 2022 fu istituita la “Commissione Palazzo-Pocar” (dal nome dei due copresidenti) con l’incarico di redigere il testo di tale Codice. In soli tre mesi di intenso lavoro la Commissione riuscì a trasmettere al governo, il 31 maggio 2022, il progetto di Codice dei Crimini internazionali corredato dalla relazione (vedi link).
Con l’arrivo a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni, tutto si è arenato: sappiamo che il 16 marzo 2023 il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della giustizia, del Ministro della difesa e del Ministro degli affari esteri, ha approvato un disegno di legge che introduce il codice dei crimini internazionali nell’ordinamento italiano. Il nuovo d.d.l. si limita, in realtà, a prevedere il crimine di aggressione e ad estendere le condotte costituenti crimini di guerra, stralciando, per approfondimenti, la parte relativa ai crimini contro l’umanità.
Sono passati quasi due anni: il Codice dei crimini internazionali si è perso nei cassetti ministeriali e difficilmente sarà ritirato fuori. Quanto è successo nei giorni scorsi è indicativo di come il governo Meloni sia refrattario a regole precise in materia: meglio applicare di volta in volta la “realpolitik”, alla faccia del rispetto dei diritti e del Diritto.Immagine tratta da TGLa7
“Relazione finale” e “Progetto Codice” (31 maggio 2022): https://www.giustizia.it/cmsresources/cms/documents/commissione_PALAZZO_POCAR_relazione_finale_31mag22.pdf
https://www.giustizia.it/cmsresources/cms/documents/commissione_PALAZZO_POCAR_articolato_31mag22.pdf