Le manifestazioni di questi giorni in Ungheria, in relazione allo scandalo degli abusi su minori e alla gestione politica che il governo Orbán ne sta dando, sono il sintomo di un sistema malato che sfocia nell’autarchia e nell’ipocrisia politica.

“I minori diventano uno strumento di potere: da una parte il governo ungherese continua a giustificare leggi liberticide, censura, repressione e persecuzione delle persone LGBTQ+ invocando la retorica della “protezione dei bambini”; dall’altra, quando gli abusi avvengono davvero, e in una struttura pubblica, il sistema rivela la sua natura:
è particolarmente grave infatti che diversi esponenti del governo, compreso il primo ministro Viktor Orbán, abbiano tentato di giustificare la gestione della struttura coinvolta affermando che i minori ospitati vi fossero stati collocati perché colpevoli di reati o di “comportamenti illeciti”, arrivando a paragonare l’istituto a un carcere minorile” dicono Claudio Uberti e Nicola Bertoglio di Certi Diritti.

“Qui sta l’ipocrisia strutturale del regime Orbán: la “protezione dei minori” non è una politica reale, ma un dispositivo ideologico usato per colpire diritti, libertà e pluralismo.
È una narrazione che non solo non assolve le responsabilità degli adulti, ma contribuisce a colpevolizzare le vittime e a normalizzare un sistema opaco e violento.
Questa vicenda conferma che le leggi anti-LGBTQ+, la censura e il divieto del Pride in Ungheria non hanno nulla a che vedere con la tutela dell’infanzia, ma servono esclusivamente a consolidare un potere autoritario fondato sulla paura e sulla repressione” affermano Chiara Squarcione e Federica Valcauda di Europa Radicale.

Certi Diritti ed Europa Radicale continueranno a denunciare in sede europea il comportamento autarchico del governo Orbán.
Le leggi anti-LGBTQ+ e anti-Pride devono essere abrogate, e l’Unione Europea non può continuare a tollerare che, in nome di una falsa protezione dei minori, vengano calpestati diritti fondamentali, coperti abusi e punita la verità.

Speriamo che la solerzia utilizzata contro il Sindaco di Budapest e l’attivista organizzatore del Pècs Pride (quest’ultimo rischia il carcere), sia la medesima con cui faranno le indagini sui componenti del governo che ad ogni livello, ad oggi, sembrerebbero coinvolti.