di Marco Giordani
In queste settimane il mondo dei liberaldemocratici italiani è preso dal tema “con chi andare in lista alle elezioni europee”.
Tuttavia c’è un altro “con chi andare” che dovrebbe essere al centro della discussione, o addirittura propedeutico all’altro: è il “con chi andare” dopo le elezioni europee; ed anche “per cosa”.
Per ora l’obiettivo da ottenere (il “per cosa” – per cui fare lista per fare eletti) si conviene che siano gli Stati Uniti d’Europa; questo è stato confermato senza dubbi (ma non ce n’erano) dalla convention che si è tenuta qualche settimana fa ad iniziativa di +Europa.
Gli Stati Uniti d’Europa sono una meta su cui come Radicali Italiani avevamo già per tempo (il 9 maggio dell’anno scorso) fatto una piccola ma grande proposta a tutti i partiti “europeisti”: indicare “per gli Stati Uniti d’Europa” sul simbolo di ogni lista in cui essi variamente decidessero di comporsi. Per inciso, è una proposta che avrebbe ancora il suo senso, no?
Tuttavia, se ben guardiamo, gli “Stati Uniti d’Europa” non sono un obiettivo quanto piuttosto un necessario strumento per delle politiche che tutti noi riteniamo necessarie ed urgenti.
Una delle politiche necessarie ed urgenti è senz’altro quella di una politica estera e di difesa comune; urgente e di cui si vedrebbero immediatamente gli effetti; questa esigenza si può considerare che sia presente ai principali gruppi politici europei, benché ci saranno sicuramente resistenze fra gli Stati e al loro interno.
Ci sono però altre politiche necessarie ed urgenti, anche se ad effetto non immediato e su cui il sentire è meno condiviso: sono le politiche del Green Deal.
Nella politica italiana, il tema ambientale non è stato mai molto presente, e bene facemmo a porlo in evidenza con la partecipata convention “Hic Et Nunc” del dicembre 2021: convention “sulla transizione ecologica: nuove idee e nuove alleanze per la rivoluzione verde che ci aspetta”.
A dire il vero la politica italiana ultimamente si è confrontata con il Green Deal, ma per chiederne, da parte della destra, una profonda revisione; e questo già prima della insurrezione dei trattori.
A fronte di questa richiesta “revisionista” non si è sentita forte una difesa da parte di socialisti e liberali; in sostanza, non si manifesta, per proteggere quegli obiettivi, quella nuova alleanza che invocavamo nel “Hic Et Nunc”.
Non sarebbe dunque il caso che, prima di discutere di liste, tra liberali e non, ci si mettesse in chiaro “per cosa”?
Ma non solo: anche “con chi”: il PPE ha già ricandidato a Presidente della Commissione Von Der Leyen, ma entrambi (PPE e Von Der Leyen) sul Green Deal hanno già fatto passi indietro e altri ne promettono. Non si fa mistero peraltro di un avvicinamento del PPE ai Conservatori Europei guidati da Meloni (anche se magari non tutti). A livello nazionale, Forza Italia dice esplicitamente di voler esportare in Europa il loro rapporto di governo italiano.
Cosa pensano, di questa prospettiva di futuro governo, i liberaldemocratici italiani? E soprattutto cosa ne pensano quelli che verranno eletti? La domanda non è eludibile per i liberali, da sempre cerniera tra socialisti e popolari.
Basta evocare lo scopo “Stati Uniti d’Europa” della lista per assicurarci che i nostri eletti non supporteranno la visione miope, quando non negazionista, sbandierata dalla nostra destra?