“Un anno fa eravamo a Tbilisi, davanti alla casa di Antonio Russo, giornalista di Radio Radicale e voce libera che ha raccontato gli orrori della Russia di Putin durante la seconda guerra in Cecenia, e che per questa verità veniva brutalmente torturato e ucciso. Oggi, un’altra voce coraggiosa si erge in quella stessa lotta per la verità. Mzia Amaghlobeli, giornalista georgiana e simbolo del giornalismo indipendente sotto il regime di Ivanishvili, è tra i candidati al Premio Sakharov 2025,” dichiarano Igor Boni e Chiara Squarcione di Europa Radicale.

Europa Radicale sostiene con forza la sua candidatura. È un segnale importante e urgente per l’Europa, un richiamo alla responsabilità di chi difende la libertà e il diritto di parola in un contesto dove la verità è costantemente minacciata. Premiare Mzia Amaghlobeli significa riconoscere e rafforzare la resistenza civile e giornalistica che si oppone al potere della disinformazione e della repressione.

“La Russia continua a seminare morte e disinformazione, sia in Ucraina, che in tutta Europa e nel Caucaso, con la violenza di una guerra ibrida che fa morti civili in Ucraina ogni giorno da quasi 4 anni e tenta di spaccare dall’interno le istituzioni europee e il sistema democratico liberale. Eppure, il giornalismo indipendente rimane tra le prime e più formidabili forme di resistenza. La libertà di informazione è un diritto fondamentale da difendere ogni giorno contro chi tenta di soffocarlo, contro chi vuole piegare i popoli e imporre un regime liberticida” aggiungono i rappresentanti di Europa Radicale.

Contestualmente, invieremo oggi stesso un dossier sui prigionieri politici in Georgia al Governo italiano e ai leader dei gruppi parlamentari europei, affinché la condizione di coloro che lottano per la libertà non sia ignorata. Europa Radicale continua a essere al fianco dei giornalisti, di chi difende il diritto all’informazione, e della comunità georgiana che invoca libertà per i prigionieri politici, nuove e giuste elezioni per difendere la democrazia e la libertà di chi dalla fine dell’Unione Sovietica sta costruendo una identità forte che si oppone alle mire postsovietiche putiniane. Eravamo a Tbilisi un anno fa, siamo ancora oggi con Mzia Amaghlobeli, come con Antonio Russo, per dare corpo e voce alla battaglia per la libertà di informazione e per la giustizia.