Libertà per Mzia Amaghlobeli. Mentre il mondo la premia per il suo coraggio, il governo georgiano la rinchiude per lo stesso motivo. La giornalista Mzia Amaghlobeli ha ricevuto il Free Media Award 2025, assegnato dalla Fondazione norvegese Fritt Ord e dalla fondazione tedesca ZEIT-Stiftung Bucerius a chi continua a esercitare la libertà di stampa in contesti di repressione, censura e intimidazione. Un riconoscimento prestigioso. Un atto d’accusa contro chi oggi la tiene in prigione. Mzia è stata condannata a due anni di carcere per aver documentato violazioni dei diritti civili durante le proteste contro la cosiddetta “legge sulla trasparenza dell’influenza straniera”: una norma che ricalca il modello autoritario russo per colpire ONG, attivisti e giornalisti indipendenti. Il suo lavoro di cronaca è stato definito “istigazione all’odio”. Chi crede nella democrazia e nella libertà di stampa, invece, vede in Mzia un esempio di rigore etico, coraggio civile e responsabilità pubblica.
Secondo la CEDU, che la Georgia ha firmato, il caso di Mzia presenta almeno tre violazioni gravi: dell’articolo 5 (diritto alla libertà e alla sicurezza), dell’articolo 6 (diritto a un processo equo), e degli articoli 10 e 11 (libertà di espressione e libertà di riunione). Dopo l’esaurimento dei ricorsi interni (Appello, Cassazione e – se necessario – Corte Costituzionale), sarà possibile presentare un ricorso individuale alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, che potrà riconoscere la violazione dei suoi diritti e ordinare misure riparatorie, inclusa la scarcerazione.
Come Europa Radicale, ci uniamo all’appello della comunità internazionale e delle organizzazioni per la libertà di stampa. Chiediamo la scarcerazione immediata e senza condizioni di Mzia Amaghlobeli. Nelle prossime settimane lanceremo una campagna pubblica di lettere indirizzate a Mzia, per rompere il silenzio, abbattere l’isolamento e farle sapere che non è sola.
«Oggi più che mai dobbiamo scegliere da che parte stare: o con chi rischia tutto per raccontare la verità, o con chi costruisce muri di propaganda e repressione. Mzia non è un caso isolato: è il segnale d’allarme di un autoritarismo che avanza alle porte dell’Europa», dichiara Chiara Squarcione, del Consiglio Direttivo di Europa Radicale.
«La libertà di stampa è il primo nemico di ogni regime. Difendere Mzia Amaghlobeli significa difendere anche la nostra libertà, quella europea. Per questo non possiamo restare in silenzio mentre chi racconta i fatti viene incarcerato», aggiunge Federica Valcauda, Tesoriera di Europa Radicale.
Il caso di Mzia Amaghlobeli non riguarda solo la Georgia: riguarda la credibilità dell’Europa come spazio politico fondato sui diritti che il popolo georgiano guarda come orizzonte e per cui lotta. Da 287 giorni, ogni giorno, cittadine e cittadini della Georgia scendono in piazza contro l’autoritarismo del Governo di Georgian Dream, sempre più allineato al modello russo. In questo scenario, la mancanza di una risposta politica forte da parte dei governi occidentali rischia di compromettere la credibilità dell’intero progetto europeo.
«Chi oggi soffoca la stampa libera in Georgia lo fa con la complicità di chi in Europa volta lo sguardo altrove. Il “Sogno Georgiano” si è trasformato in un incubo autoritario: abbandonato il progetto europeo, Tbilisi si piega alla Russia mentre i governi occidentali – e in particolare l’Italia – restano impassibili. Questo silenzio equivale a un tacito sì alla repressione del dissenso e all’allontanamento della Georgia dall’Europa dei diritti», concludono Squarcione e Valcauda.