Nella notte di sabato l’Ucraina ha subito il più massiccio attacco dall’inizio della guerra: più di 800 droni e centinaia di missili hanno colpito Kyiv e altre città, a poche settimane dall’anniversario dell’indipendenza. Il bilancio è di almeno 3 civili morti e 18 feriti.
Mentre è salito a 23 il bilancio delle vittime del raid delle forze russe nel villaggio rurale di Yarova, nella regione di Donetsk, avvenuto ieri.

“Putin continua ad attaccare metodicamente i civili. E noi ci chiediamo: dove sono gli artisti per l’Ucraina?”, dichiarano Igor Boni e Federica Valcauda di Europa Radicale.

Negli ultimi giorni abbiamo visto al Festival del cinema di Venezia copertine e bandiere per la Palestina, attrici che sfilavano in laguna con i colori di Gaza, fino a un boicottaggio social contro la reunion dei Radiohead, accusati di essere ‘filo-israeliani’.
“Gli hashtag e le prese di posizione valgono solo per il conflitto in Medio Oriente? — proseguono Boni e Valcauda — A pochi passi da noi c’è una nazione indipendente brutalmente invasa nel 2022, eppure per questa guerra gli artisti tacciono.”

La guerra in Ucraina non è finita, anzi: la Russia sta intensificando la produzione di droni .“Qualcuno può dirlo a D’Alema”, commentano i radicali.

“Viviamo in un Paese in cui ex presidenti del Consiglio parlano di pace con la Cina mentre partecipano a parate militari, e dove Nichi Vendola in Puglia afferma che la colpa della guerra in Ucraina è della NATO, non della Russia. Nel frattempo, personalità dello spettacolo salgono sulle Flottille, ma non salgono su un palco per raccogliere fondi per l’Ucraina.
È un doppiopesismo cieco e inaccettabile. Ci chiediamo ancora: dove sono gli artisti per l’Ucraina? Se ci sono, è il momento che facciano la loro parte.” concludono Boni e Valcauda.