Comunicato di Emilia Rossi e Chiara Squarcione:

Il Disegno di Legge S.1517, presentato dal senatore Renato Ancorotti (Fratelli d’Italia) introduce misure che configurano una grave deriva autoritaria, travestita da tutela contro la violenza di genere.
Nel merito, il DDL prevede l’introduzione della figura dello psicologo e dello psichiatra forense già nella fase preliminare delle indagini, la possibilità di imporre accertamenti sanitari obbligatori a persone denunciate, e l’istituzione di un registro pubblico dei condannati per reati da “Codice Rosso”.


L’articolo 2, in particolare, consente al pubblico ministero o alla polizia giudiziaria di disporre un accertamento sanitario obbligatorio sulla base di un presunto “pericolo attuale” o del rischio di reiterazione di condotte violente, anche in assenza di flagranza. Tali misure prevedono la possibilità per il giudice di imporre percorsi psicoterapici, anche con degenza in strutture ospedaliere o convenzionate, come se la psicoterapia potesse fungere da misura cautelare. Si tratta di una distorsione inaccettabile sia dal punto di vista giuridico che clinico.
L’obbligo di coinvolgimento degli psicologi o psichiatri forensi già nelle fasi iniziali del procedimento attribuisce loro funzioni improprie, rendendoli di fatto strumenti di controllo e profilazione del sospetto. Questa impostazione medicalizza la giustizia penale, trasformando la diagnosi in strumento repressivo e svilendo l’autonomia della professione psicologica.


Ancora più allarmante è l’istituzione di un registro pubblico dei condannati per reati da Codice Rosso. Questa misura configura una forma di stigmatizzazione permanente, in contrasto con il principio di presunzione d’innocenza e con la funzione rieducativa della pena prevista dall’articolo 27 della Costituzione.
Come Europa Radicale denunciamo con fermezza l’intento politico di introdurre forme di prevenzione penale fondate sul sospetto, sullo stigma psichiatrico e sull’umiliazione pubblica. La violenza maschile contro le donne è un fenomeno grave e strutturale, che va affrontato con serietà, competenza e visione democratica.


La nostra alternativa è chiara: investimenti stabili nei centri antiviolenza, educazione sessuale e affettiva nelle scuole, formazione obbligatoria per le forze dell’ordine e la magistratura, supporto economico e abitativo per le vittime, riduzione dei tempi della giustizia, applicazione rigorosa delle misure già esistenti.
La sicurezza non si costruisce attraverso scorciatoie repressive né con la spettacolarizzazione della pena. Si costruisce difendendo i diritti, la laicità delle istituzioni, la separazione tra cura e controllo, e la dignità della persona.


Chiediamo il ritiro immediato del DDL S.1517.

La prevenzione vera non si affida alla repressione preventiva né alla medicalizzazione del sospetto, ma al coraggio politico di investire sul cambiamento culturale e strutturale.