Boni, Manfredi, Manzi (esponenti radicali): Nomina Turrini Vita a Garante nazionale è l’ennesimo strappo della maggioranza sul tema carceri: a garante di un sistema fondato sulla sistematica violazione della legge si indica una persona che per legge non potrebbe ricoprire quella carica. Presidente Mattarella non dovrebbe firmare il decreto di nomina.
«L’articolo 7, comma 2, del Decreto-Legge 23 dicembre 2013, n. 146 (Misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria) – Ricordano Igor Boni, Giulio Manfredi e Silvja Manzi, storici esponenti radicali – così recita: “Il Garante nazionale è costituito in collegio, composto dal presidente e da due membri, i quali restano in carica per cinque anni non prorogabili. Essi sono scelti tra persone, non dipendenti delle pubbliche amministrazioni, che assicurano indipendenza e competenza nelle discipline afferenti la tutela dei diritti umani, e sono nominati, previa delibera del Consiglio dei ministri, con decreto del Presidente della Repubblica, sentite le competenti commissioni parlamentari”.
A seguito della scomparsa di Felice Maurizio D’Ettore, deceduto lo scorso 22 agosto, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Giustizia, ha approvato il 2 ottobre la nomina del nuovo Garante nazionale dei detenuti, Riccardo Turrini Vita. Al di là delle sicure competenze, è bene sapere che Turrini Vita – rimarcano i tre esponenti radicali – presta servizio dal 1994 presso il Ministero della Giustizia, e dal 1997 presso il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, dove ricopre la carica di Vice Capo del Dipartimento della giustizia minorile e di comunità, al momento della nomina. Essendo quindi a tutti gli effetti un “dipendente di una pubblica amministrazione”, non può, per legge, svolgere l’incarico di Garante nazionale detenuti, proprio ai sensi del ricordato articolo 7, comma 2, D.L. 146/2013. E questo indipendentemente dalle sue dimissioni a seguito della nomina. La ratio di tale norma di legge, infatti, è chiara: si vuole evitare che svolga la funzione di controllore del sistema carcerario chi esercita funzioni di controllato, di parte integrante di quel sistema.
Tale nomina illegittima rappresenterebbe l’ennesimo schiaffo: un sistema come quello carcerario basato sulla sistematica violazione della legge, della Costituzione in primis, per il Governo non può che avere come garante una persona che a norma di legge non potrebbe esserlo.
Ma noi – concludono Boni, Manfredi e Manzi – siamo radicali anche e soprattutto perché riteniamo che il rispetto della legge sia la tutela migliore, più efficace, soprattutto per i cittadini più deboli, senza potere, senza voce. Per questo ci rivolgiamo al Presidente della Repubblica per chiedere di non firmare il provvedimento di nomina di Turrini Vita a Garante nazionale dei detenuti.»