Una delegazione radicale ha visitato questa mattina l’Istituto Penale Minorile “Ferrante Aporti” di Torino. Dopo i gravi fatti accaduti nella notte tra l’1 e il 2 agosto – la rivolta che ha devastato diversi locali della struttura e per cui sono indagati 18 detenuti (15 minori e 3 adulti) – la situazione non è ancora rientrata nella piena normalità, sebbene i lavori di ripristino siano in corso.
«Le criticità sono, purtroppo, le solite e comuni ad altri istituti – hanno dichiarato all’uscita del carcere Giovanni Oteri e Silvja Manzi, esponenti radicali – il numero dei reclusi rimane superiore a quelli regolamentari, considerando anche che alcune delle camere sono tuttora inagibili; il personale, sia penitenziario sia amministrativo, in particolare educativo, andrebbe certamente ampliato. In particolare, oltre il 90% dei detenuti è di origine magrebina, non scolarizzato, e si tratta per la maggior parte dei casi di minori non accompagnati, quindi senza una famiglia nelle vicinanze. Inoltre, per la quasi totalità si tratta di detenuti in attesa di giudizio.
Pur con le difficoltà dovute alla riorganizzazione degli spazi e al conseguente rientro nella “normalità”, i percorsi educativi, scolastici e formativi, proseguono ma, al di là del caso specifico “Ferrante Aporti”, resta evidente come il carcere per i minori non sia una risposta adeguata né per il loro reinserimento né per una richiesta di sicurezza dei cittadini. Per assolvere a questa duplice necessità occorrerebbe intanto prevedere percorsi alternativi nelle Comunità – ce ne sono troppo poche – e poi progetti con, per esempio, la Città (come accaduto, è notizia di ieri, con l’accordo tra il Tribunale dei minori e il Comune di Milano per far svolgere ai detenuti del carcere minorile Beccaria lavori socialmente utili).
Infine – concludono i due esponenti radicali – rinnoviamo l’appello alla RAI, servizio pubblico!, di prevedere uno SPECIALE CARCERI per dare modo agli italiani di conoscere una realtà di cui si parla poco e si sa ancora meno, affinché la politica possa poi agire pragmaticamente e non ideologicamente.»